Magenta: la storia di Matteo Belletta, regista cinematografico a New York

Il 26enne sta inseguendo il suo sogno (indipendente) in America

Matteo Belletta

Matteo Belletta

Magenta (Milano), 15 settembre 2019 - Il cinema è sempre stata la sua passione. E così per Matteo Belletta, ventiseienne magentino, una volta finita la scuola (si è diplomato al Bramante) è iniziata una nuova vita lontano da casa, a New York: "Venire qui – dice - è stata una scelta abbastanza facile. Il cinema che si fa in Italia non mi interessa. E non parlo dello stile ma solo della tipologia di produzione e del tipo di percorso che bisogna fare per avere una carriera in Italia". "Qui (in Italia, ndr) l’arte indipendente non viene riconosciuta, a meno che tu sia già associato a qualche nome, o a case di produzioni importanti. Altrimenti il tuo lavoro non viene apprezzato. In America, invece, le possibilità di diventare qualcuno sono proporzionate solamente a quanto decidi di impegnarti per realizzare quello che vuoi realizzare. È un mondo basato sulla meritocrazia in cui non importa chi tu sia, ma ciò che hai da dire e da mostrare. Questo è un principio fondamentale per ogni artista indipendente".

E in poco tempo, in America, Matteo Belletta si è distinto per la qualità del suo lavoro: "Sono direttore della fotografia e montatore a tempo pieno con svariate case di produzione e altri filmmaker indipendenti. Curo tutto ciò che riguarda le riprese, dalla composizione, alle luci, ai movimenti di camera. Decisioni tecniche di ogni tipo, angolo, frame, lenti e telecamere. Ma quando il regista o la produzione vuole che faccia il montaggio, curo tutto il processo della post produzione. Dal taglio puro, alle musiche, colore, flow e grafiche". In questa sua pur giovane carriera ha realizzato il film “The Painting” e partecipato alla produzione di “Dance again with me heywood”, film con James Ivory vincitore del premio oscar per “Call me by your name”; ha lavorato come colorist al documentario “Cannoli” e ha prodotto il documentario “Exmna” sulla comunità gay degli ex mussulmani nel Nord America. "The painting è decisamente il film in cui ho potuto fare la differenza, più che in qualunque altro progetto. Dallo script, alle riprese, al montaggio. Dalla musica al colore, dal look alla performance degli attori. Sul set di Dance again with me heywood, ho potuto dare il mio modesto contributo in ogni frame del film, dalla composizione delle scene, ai movimenti di camera, al colore e al taglio nel montaggio, seguendo ovviamente le direttive del regista".

"Il più grande riconoscimento finora? L’essere chiamato a lavorare su progetti altrui; progetti in cui, registi e produttori scelgono di assumere me per realizzare le loro visioni artistiche". E in futuro? "Sto seguendo la produzione di un documentario sull’immigrazione, un cortometraggio e un documentario indipendente, svariate pubblicità e video promozionali per diverse aziende. Oltre a provare a realizzare il mio primo lungometraggio"… che ci auguriamo di vedere un giorno anche sugli schermi di casa nostra.