"La nuova frontiera è la telemedicina"

La pandemia ha dato un colpo d’acceleratore a un progetto che a Legnano era già stato avviato nel 2007

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"Il Covid ha reso complicate tutte le attività delle varie divisioni ospedaliere ma ha anche creato delle nuove opportunità sul fronte medico, introducendo per esempio l’infermiere di famiglia e di comunità, capace di coordinarsi con i medici di base e con i medici ospedalieri specialisti, alleggerendo l’attività ordinaria dei nostri ospedali". Lo ha detto Gabriella Monolo direttore sociosanitario dell’Asst Ovest Milanese in occasione dell’incontro promosso per illustrare alcune attività di telemedicina che l’Asst ha messo in campo per potenziare il controllo sanitario da remoto dei pazienti, limitando così i ricoveri solo ai casi gravi. Nello specifico per il monitoraggio delle condizioni dei pazienti che hanno contratto il Covid (quelli in isolamento per sospetto Covid, quelli positivi in quarantena e quelli dimessi dagli ospedali) sono state seguite due procedure: una di sorveglianza esclusivamente telefonica (inizialmente gestita dalla centrale regionale e oggi con risorse interne all’azienda), l’altra di telemonitoraggio con la consegna al paziente, per un periodo minimo di 14 giorni, di uno smartphone e di appositi dispositivi (saturimetro, termometro, misuratore della pressione e della frequenza respiratoria) per la trasmissione in tempo reale dei parametri. "I pazienti che abbiamo avuto in carica con questa nuova modalità di monitoraggio della propria salute sono molto soddisfatti e i dati raccolti lo dimostrano, perché sentono lo specialista più vicino" testimonia Paola Faggioli di Medicina interna. Questa potrebbe essere la nuova frontiera della medicina.

"La Telemedicina all’ospedale di Legnano non è del tutto nuova. Già nel 2007 – ha detto il professor Antonio Mazzone, direttore dell’area medica – avevamo fatto partire un progetto pilota, con l’esperienza di tele monitoraggio a domicilio per la gestione dei pazienti complessi. Nel tempo la telemedicina potrà davvero ad arrivare a cambiare il rapporto medico paziente e il Covid ce ne ha dato prova".

Giovanni Chiodini