Afghanistan, l'infermiera italiana: "Noi sotto i bombardamenti dei talebani"

La lombarda Leila Borsa: "Ho avuto paura solo quando ho visto i colleghi in ospedale preoccupati"

I talebani conquistano Lashkar Gah

I talebani conquistano Lashkar Gah

In ospedale nei mesi più duri. Leila Borsa, legnanese residente a Dairago, da febbraio lavora con Emergency a Lashkar Gah in Afghanistan. Lì insieme a un infermiere, ovvero il medical coordinator, e a un logista coordina la formazione e la parte clinica all'interno dell'intero ospedale.  Leila, perché ha scelto di andare in Afghanistan? "Ho sempre voluto fare un'esperienza diversa da quello che è il mio lavoro in Italia, inoltre il Medio Oriente mi ha sempre affascinata. Così ho contattato Emergency e ho inviato la mia candidatura. Certo, non è un periodo facile. Anzi probabilmente è il momento più difficile degli ultimi vent'anni in Afghanistan, ma sono qui e sto dando il mio contributo". L'ospedale in cui lavora si occupa soltanto di feriti di guerra. Come è la situazione? "Il 2021 è stato l'anno più intenso per questo ospedale. I pazienti sono aumentati del 40% rispetto al 2020. Da maggio, ovvero da quando è stato annunciato il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan, sono aumentati gli scontri. Qui arrivano feriti da proiettili, mine. Siamo un punto di riferimento per diverse province, arrivano pazienti anche da Kandahar, che è a tre ore di auto da qui. Da fine luglio c'è stato un aumento degli scontri, mentre da venerdì scorso la situazioni è un po' più sotto controllo". Come state vivendo voi l'arrivo dei talebani? "Noi operatori internazionali non facciamo testo, per noi non è cambiato nulla. Le mie colleghe afghane sono sempre venute tutte al lavoro. Alcune hanno addirittura dormito in ospedale per paura di non riuscire ad arrivare in tempo il giorno dopo, visto che alcune strade erano chiuse per gli scontri in città.  Qualche uomo non è venuto al lavoro per qualche giorno, ma ora sono tutti rientrati. Nel tragitto da casa all'ospedale vedo meno donne in giro rispetto a prima, ma le differenze non sono molte". Che atmosfera si respira fra i pazienti? "Tutti sono un po' impauriti, ma soprattutto per il clima di incertezza e non per l'arrivo dei talebani in sè.  La sensazione dominante è di insicurezza rispetto al futuro, un futuro anche immediato. Non si sa cosa potrà succedere nei prossimi giorni. Tanti hanno perso la casa, la famiglia, l'auto. C'è chi ha dovuto portare la propria famiglia in un'altra provincia a causa degli scontri delle ultime settimane e ora è in attesa di capire cosa accadrà". Quale è stato il momento peggiore per lei? "Quando sono iniziati i bombardamenti vicino all'ospedale, ho visto i colleghi spaventati per la prima volta. Qui molti sono quasi abituati agli scontri e proprio per questo quando li ho visti preoccupati e spaventati ho iniziato ad avere paura e a capire che la situazione stava precipitando" Ha in programma di rientrare in Italia a breve? "Sarei dovuta tornare più di un mese fa, ma per adesso rimango qui perché se andassimo via noi l'ospedale rischierebbe di dover chiudere e non possiamo permetterlo visto il ruolo cruciale di questa struttura. Per adesso siamo tranquilli, ci concentriamo molto sul lavoro e non abbiamo il tempo di pensare a quello che sta succedendo fuori nè ad avere paura". La sua famiglia in Italia che dice? "Loro sono preoccupati. Durante i primi mesi erano tranquilli, nelle ultime settimane invece si sono un po' allarmati. Però ci sentiamo tutti i giorni, vedono che sono tranquilla e aspettano che torni in Italia". Non manca chi alimenta polemiche su chi come lei anziché "rimanere a casa" va a rischiare la vita all'estero. Cosa ne pensa? "Penso che gli stessi sono anche quelli che insistono dicendo "aiutiamoli a casa loro". Siamo tutti consapevoli delle nostre scelte qui, se mai dovesse succedermi qualcosa non sarebbe colpa di nessuno ma sarebbe stata una mia decisione. Ho scelto di partire con Emergency perché è un'associazione grande, solida e che punta molto sulla neutralità. Noi diamo aiuto a tutti, senza schierarci".