Legnano, impianto di biometano nel mirino: trovato il rimedio contro gli olezzi

Un cocktail di enzimi risolverà il problema che proviene non dalle aree dei rifiuti organici, ma dai fanghi in depurazione

L’inaugurazione dell’impianto a biometano di via Novara a Legnano

L’inaugurazione dell’impianto a biometano di via Novara a Legnano

Legnano - ​Passa dall’utilizzo immediato nell’impianto di enzimi speciali e, con tempi più lunghi, dal montaggio di dispositivi dedicati a "nebulizzare" gli odori e dalla copertura parziale delle vasche che accolgono i fanghi, la soluzione identificata da Aemme linea ambiente e dai gestori di Asja ambiente per far sì che le esalazioni che provengono dall’impianto Forsu di via Novara cessino definitivamente. A pochi mesi dall’inaugurazione - un po’ a sorpresa, considerato che gli occhi di tutti erano puntati su un impianto che era stato al centro delle polemiche già in fase di progettazione - erano stati proprio i problemi collegati ai cattivi odori provenienti dall’impianto a rimettere nel mirino delle associazioni ambientaliste e dei comitati il centro per il trattamento del rifiuto umido e la produzione di biometano.

Odori che interessano la zona intorno all’impianto per un raggio di circa 500 metri e che avevano provocato la levata di scudi di comitati e associazioni che si sono sempre opposti alla realizzazione del centro. Aemme linea ambiente, e non Asja, aveva risposto alle proteste dei comitati, cercando di identificare l’origine delle emissioni odorigene: "Premesso che i conferimenti dei rifiuti hanno preso avvio ad inizio aprile - avevano replicato i portavoce di Ala lo scorso mese - e non nei primi giorni di questo mese di luglio, come erroneamente riportato nella nota delle associazioni in questione, a seguito del sopralluogo tenutosi congiuntamente con l’Amministrazione comunale, è emerso che le stesse provengono non dalle aree in cui sono stoccati e trattati i rifiuti organici, bensì dai fanghi depositati nella sezione di depurazione. Le temperature attuali che accentuano gli effetti della cosiddetta "inversione termica", unitamente alle esigenze di registrare tutte le apparecchiature impiantistiche (dallo stadio di messa in marcia sino a quello di regime), hanno comportato il disagio olfattivo segnalato dai residenti nella zona". Una ricostruzione certo plausibile, ma che lascia comunque qualche domanda in sospeso: possibile che nella predisposizione dell’impianto non si sia tenuto conto di temperature che, in un modo o nell’altro, caratterizzeranno l’estate in corso così come quelle a venire?