"Il coprifuoco alle 22? Una scelta sbagliata"

La scelta della proroga bocciata da baristi e ristoratori: "Adesso il nostro fatturato dipende dalle condizioni meteo, un’assurdità"

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di Christian Sormani

"Riaprire all’aperto con il coprifuoco alle 22? Questa è sicuramente la mazzata finale per il settore dei bar e della ristorazione!". Giuseppe Cozzi, uno dei titolari del Beerbanti di Canegrate, la birreria bavarese al confine con San Vittore Olona, è convinto: "La scelta di continuare col coprifuoco è quanto meno deleteria e non solo per noi ma anche per tutto il sistema Paese. Mi immagino il turismo e mi immagino il crollo di tutto l’indotto. Per non parlare poi di cenare o pranzare all’aperto. Settimana prossima sono previsti giorni di pioggia. Che si fa? Faccio gli ordini in base al meteo? È davvero un tracollo unico questa gestione del sistema Italia". Qualcuno contento di riaprire c’è, come Giada Travaglia, titolare del Rolling Stone di piazza IV Novembre a Legnano.

Ma i dubbi ci sono e sono tanti: "Felice di riaprire, seppure con millemila limitazioni. I problemi restano, ma iniziare a lavorare finalmente serve e serve tanto. Poi vedremo cosa ne sarà del coprifuoco. Se effettivamente resterà o meno. Se ci sarà la volontà di venire incontro ai pub come il nostro che aprono tardi e chiudono tardi. Ma ripeto: per ora è importante aprire e lavorare". Chi ha deciso di continuare a lavorare con l’asporto è stato il Barbaresco di Legnano, che nei mesi scorsi aveva quasi gettato la spugna dopo aver accusato il governo di scarsa o nulla considerazione verso chi lavora nel settore enogastronomico. Poi le tante dimostrazioni di solidarietà hanno portato alla scelta di continuare: "Ci avete motivato oltre ogni aspettativa; ci avete fatto capire che non possiamo buttare via tutto quello che abbiamo costruito in 17 anni; ci avete ridato l’orgoglio che avevamo smarrito lentamente dopo un anno terribile, ma soprattutto ci avete ridato la dignità... non finiremo mai di ringraziarvi!", avevano detto i gestori alla clientela. Adesso però le preoccupazioni continuano e sono tantissime, ad iniziare dall’orario di chiusura che sancisce di fatto un problema ulteriore di gestione. Chi invece non aprirà più è il ristorante Evo di Corso Magenta a Legnano. Emanuele Bruzzese, il giovane titolare, ha gettato la spugna dopo settimane in cui i debiti lo hanno portato alla drammatica decisione: "Per me che ho aperto qualche mese prima dello scoppio della pandemia, è andato tutto storto. Sono stato abbandonato dallo stato senza ristori che mi potessero permettere di proseguire. Ho dovuto chiudere la baracca".