Femminicidio di mamma e figlia Una panchina simbolo di coraggio

Inaugurata dal sopravvissuto alla strage di Samarate e dai nonni, con l’abbraccio ideale della comunità

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CREMENAGA (Varese)

di Rosella Formenti

Una panchina rossa a Cremenaga per ricordare due donne vittime di femminicidio, due donne unite nello stesso tragico destino: una mamma, Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia Maja, 16 anni, uccise da Alessandro Maja, marito e padre, l’uomo che doveva dar loro amore e invece ne ha spezzate le vite, il 4 maggio di quest’anno a Samarate. A sopravvivere alla strage il figlio Nicolò, 24 anni, presente ieri con i nonni materni Ines e Giulio Pivetta alla cerimonia d’inaugurazione della panchina collocata nel cortile del municipio di Cremenaga, iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione Anemos Lombardia. Una cerimonia toccante, nel ricordo di Stefania e Giulia, per stringere in un ideale e forte abbraccio Nicolò e i suoi nonni materni, che gli sono vicini, gli danno la forza di continuare il lento percorso di riabilitazione da quando ha lasciato l’ospedale a metà settembre, dopo quattro mesi di ricovero. Ieri, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, da Cremenaga è stato inviato un messaggio importante nel ricordo di Stefania e Giulia.

"La speranza – ha detto il vicesindaco Alberto Grandi – è che questa panchina rossa, con la sua stessa presenza, possa sensibilizzare e indirizzare le persone che ne avessero bisogno a un primo passo coraggioso nel denunciare e informarsi al meglio per superare una realtà difficile inerente la violenza di genere o lo stalking". Alla cerimonia è intervenuta anche Anna Marsella, presidentessa di Anemos Lombardia: "Vorrei ricordare che il 25 Novembre è tutti i giorni e che le donne hanno bisogno di essere aiutate e protette tutti i giorni. Solo così possiamo, potremo evitare altre tragedie. Questa panchina è dedicata a due persone speciali, ma anche a tutte le altre donne che non ci sono più".

Marsella ha poi ringraziato Nicolò e la famiglia Pivetta per essere presenti e le forze dell’ordine che, ha fatto rilevare, " devono continuare a darci certezza del fatto che non siamo sole, che possiamo denunciare". Sui volti, negli sguardi di Nicolò e dei nonni, la forte commozione; nel cuore il peso del grande dolore per la perdita di Stefania e Giulia, nella vita di ogni giorno un vuoto incolmabile. Ma con coraggio, nel ricordo di Stefania e Giulia, bisogna andare avanti.

"Una giornata non può bastare – ha detto l’artista Annamaria Chiesa – per ricordare questi eventi drammatici, c’è bisogno di agire ogni giorno per sconfiggere questa piaga dilagante. La violenza non è forza ma debolezza e chi ama non alza le mani ma ti prende per mano". Quella notte tra il 3 e 4 maggio Alessandro Maja nell’abitazione di Samarate ha impugnato un martello per colpire con brutale violenza la moglie e la figlia, uccidendole, nonché il figlio che riportò gravissime ferite, tanto da far temere per la sua vita.

Ieri Nicolò, sopravvissuto alla strage, con i nonni era a Cremenaga, per ricordare la mamma e la sorella, una presenza silenziosa ma di grande forza, a sottolineare l’importanza dell’impegno delle istituzioni e delle associazioni per dire basta alla violenza sulle donne. Alessandro Maja, reo confesso, è in carcere: il 14 gennaio a Busto Arsizio comincerà il processo a suo carico.