Fanghi velenosi versati nel parco del Roccolo I sospetti del sindaco

Roberto Colombo: "Se i nostri timori fossero confermati il consorzio si costituirà parte civile"

Fanghi velenosi nel Roccolo: il Plis pronto a costituirsi parte civile nel processo contro l’azienda di Brescia che ha venduto fanghi tossici come fertilizzanti. Sotto osservazione ci sono alcuni terreni fra Busto Garolfo e Canegrate ed altri nella zona di Parabiago, ma ancora non ci sarebbe alcuna conferma ufficiale in merito all’inquinamento delle aree agricole. Ma da una prima ricostruzione della Procura di Brescia, emerge una chiara responsabilità dell’azienda specie fra il gennaio del 2018 e l’agosto del 2019, nei Comuni di zona oltre all’area compresa fra Robecco, Boffalora e Magenta. Il sindaco di Canegrate, Roberto Colombo, spiega che "l’ente gestore del parco non è a conoscenza di eventuali terreni agricoli dove sarebbe avvenuto lo spandimento, in quanto, gli atti di indagine sono coperti dal segreto. Tuttavia, se lo spandimento venisse confermato anche nei terreni agricoli del parco il comitato di coordinamento è pronto a costituirsi parte civile nel processo che seguirà le indagini".

L’azienda bresciana avrebbe dovuto trattare i fanghi tossici per poi trasformarli in fertilizzanti attraverso un apposito procedimento. In realtà nulla di tutto questo è mai avvenuto, e i fanghi non depurati sono stati comunque sparsi almeno su tremila ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. A segnalare che qualcosa non andava nel verso giusto erano stati i cittadini di alcuni quartieri di Canegrate, che avevano scritto in più occasioni che l’aria era ammorbata, tanto da non consentire in estate di tenere aperte le finestre. Ch.S.