Legnano, sul lastrico per il gioco d'azzardo: "Dormiamo in auto, dateci aiuto"

Una famiglia rovinata chiede un’abitazione

DRAMMA Andrea vive con la sua famiglia in auto ormai da luglio

DRAMMA Andrea vive con la sua famiglia in auto ormai da luglio

Legnano, 19 ottobre 2018 -  Da inizio luglio dormono in auto nei parcheggi di Legnano. Una vita di inferno passata fra un McDonald’s e l’ipermercato Auchan di Rescaldina, alla ricerca dei servizi igienici e dei generi di prima necessità per mangiare un panino e andare avanti. «Ci alziamo alle 6 del mattino e andiamo a lavarci nei centri commerciali. Poi facciamo colazione come capita, quando riusciamo a farla». Andrea, 53 anni, è il capofamiglia. Non ha paura di mostrarsi e parlare, ma teme che i figli possano avere problemi dall’esposizione mediatica: «Le foto fatemele di spalle. Non coi miei figli». La moglie si discosta, non vuole partecipare a quella che chiama «mattanza»: «Ci hanno tolto tutto, almeno ci rimane la dignità». Dal 2 luglio sono stati sfrattati per morosità dall’abitazione Aler nel quartiere Canazza che occupavano da 12 anni. Andrea spiega che è tutta colpa sua: «Il gioco di azzardo mi ha ammazzato due volte, come persona ed economicamente».

I soldi del lavoro buttati in scommesse e slot machine e così niente affitto. Dopo anni l’Aler ha deciso quindi di far la voce forte dando il via allo sgombero. In auto con loro due figli di 16 e 18 anni. «Si vergognano, specie quello maggiorenne che quest’anno farà l’esame di maturità». I figli rimangono tante ore a scuola. Entrambi gli istituti di Legnano che frequentano sono al corrente di quanto sta loro succedendo e stanno dando per quanto possibile una mano. Ma la famiglia chiede altro: «Vogliamo una casa per tutti noi. Ci hanno proposto una casa famiglia, ma ci dividerebbero e andremmo a vivere con sconosciuti. Non possiamo accettarlo. Vogliamo un tetto». Richiesta rispedita al momento al mittente. Nei parcheggi di Legnano dove dormono di notte succede di tutto: «Ci hanno scambiato per spacciatori. È stato ancora più umiliante».

Il capofamiglia, malato di gioco, ha già fatto il proprio percorso al Sert e ne è uscito. Ma la psiche è a pezzi e in agosto ha persino tentato il suicidio: «Non ne potevo più e non ne posso più di vivere in questa maniera. Io spero che qualcuno ci aiuti. So di aver sbagliato e ho pagato, ma non voglio che paghi anche la mia famiglia». Rimane un disagio profondo di giovani adolescenti che pagano gli sbagli di un padre malato di gioco, quello stesso gioco d’azzardo con cui lo Stato rimpingua le proprie casse e che crea per alcuni, quella dipendenza devastante che va oltre ogni logica. «Siamo già andati dai carabinieri a denunciare questa situazione - spiega -. Abbiamo parlato con i Servizi sociali e con l’assessore. Soluzioni per noi non ne esistono al momento, escludendo la casa famiglia che di fatto mi lascia fuori dal programma. Secondo loro io potrei andare avanti a dormire in auto».