Estorsioni nella casa di riposo: legnanese ai domiciliari

Sequestrata in città una tabaccheria. Dipendenti vessati e costretti a dimettersi: obiettivo far fallire la Rsa

L’indagine denominata Ragnatela ha visto in azione Finanza e carabinieri

L’indagine denominata Ragnatela ha visto in azione Finanza e carabinieri

Legnano (Milano) - Una casa di riposo nel bolognese gestita da due calabresi, di cui uno residente a Legnano, vicini a una cosca. Questo emerge dopo complesse indagini di polizia giudiziaria da parte dei comandi provinciali della guardia di finanza e dell’arma dei carabinieri di Bologna. Fra i nuovi titolari della struttura anche il legnanese Francesco Zuccalà, 59 anni, originario di Crotone come il socio, Fiore Moliterni, 61 anni residente a Cernusco sul Naviglio. Per entrambi, il Gip di Bologna ha disposto gli arresti domiciliari nelle loro abitazioni. I due sono considerati vicini alla cosca Barillari-Foschini, seppur non affiliati. Secondo le indagini di carabinieri e finanza, avevano l’unico scopo di prosciugare il patrimonio dell’impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti e acquistando beni personali, e mettere le mani sull’immobile storico che ospitava la casa di riposo. Una tabaccheria nel centro di Legnano di proprietà della famiglia del calabrese ieri è stata sequestrata nell’ambito dell’operazione. Sono state effettuate perquisizioni in Lombardia, in particolare a Legnano e Cernusco, Emilia-Romagna, Campania e Calabria e sono stati sequestrati beni per oltre 1,5 milioni di euro, tra cui denaro contante per 120mila euro, una società immobiliare bresciana, la tabaccheria di Legnano, due auto e nove orologi di pregio.

L’indagine denominata "Ragnatela", ha portato alla luce una serie di vessazioni portate avanti dai calabresi nei confronti dei dipendenti della residenza per anziani Sassocardo di Porretta Terme, costretti a dimettersi dalla vecchia srl, fatta fallire nel 2016, per essere assunti in una cooperativa che sarebbe poi a sua volta fallita nel 2017. I due, secondo le accuse, avevano l’unico scopo di prosciugare il patrimonio dell’impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti e acquistando beni personali, oltre a mettere le mani sull’immobile storico che ospitava la casa di riposo. Inoltre, nell’ambito dell’operazione d’affitto d’azienda, sono emersi numerosi e gravi episodi estorsivi attuati, con modalità tipicamente mafiose, ai danni dei dipendenti della struttura, costretti a dimettersi volontariamente dopo ripetute minacce, atteggiamenti intimidatori e prevaricazioni di vario genere (consistiti in demansionamenti, mancata corresponsione delle retribuzioni e fruizione di "ferie forzate"). Le persone denunciate sono complessivamente 23, tra le quali diversi professionisti che hanno coadiuvato gli appartenenti al sodalizio nella realizzazione degli scopi illeciti.