Esami, che lista d’attesa. Con il privato si azzera

Una sessantenne racconta: oltre un anno per asportare un polipo. Subito invece se si sborsano 640 euro

Una paziente sottoposta una a visita medica (foto d’archivio)

Una paziente sottoposta una a visita medica (foto d’archivio)

Che il Covid abbia rallentato la gestione degli esami è un dato di fatto. Agli occhi di molti cittadini sembra però che non si voglia fare il minimo sforzo per migliorare le cose. Il caso segnalato da una magentina di circa 60 anni è emblematico e riguarda molte altre situazioni simili. È lei stessa a raccontarlo, pur volendo evitare di menzionare gli ospedali di riferimento. La donna, tempo fa aveva eseguito un esame invasivo durante il quale i medici riscontrarono dei dubbi. Le chiesero di ripetere l’esame perché venne evidenziata la presenza di un polipo.

Avrebbe dovuto rifarlo lo scorso anno, ma è venne rimandato a causa della pandemia. "Quest’anno mi sono rivolta al mio medico chiedendo di poterlo ripetere per verificare la situazione – spiega la donna – Non ero tranquilla perché avevo parecchi dolori. Mi reco al Cup e mi viene presentato il primo appuntamento utile per il mese di maggio dell’anno prossimo. Passerebbero oltre due anni dalla prima richiesta, un tempo troppo ampio per un esame così importante". La donna cerca così di prendere appuntamento privatamente, dai medici in libera professione. Le cose cambiano completamente. "C’erano ben mille posti liberi – spiega – il costo dell’esame era di 650 euro. Non erano pochi, ma visto che non mi sentivo per niente tranquilla e i dolori aumentavano ho deciso di prenotarmi privatamente nella speranza di trovare un’assistenza adeguata.

Purtroppo l’esame è stato un inferno. Sono stata sedata, ma non mi sono addormentata. Sudavo, vedevo delle ombre che mi asciugavano la faccia.

Il medico non ha avuto grandi parole di conforto.

Dal canto suo il medico ha risposto: vada in vacanza e vedrà che le passerà tutto".

La notte stessa, dopo l’esame, la magentina accusa un malessere generale, forse sbalzi di pressione dovuti alla sedazione.

Non vuole recarsi al pronto soccorso e si rivolge al servizio di continuità assistenziale. "Se devo dire la verità è stato come se avessi parlato con nessuno – afferma amareggiata – Ho riprovato per tre volte a chiamare, ma venivo liquidata con due parole dalla guardia medica. Forse è successo solo quella notte perché in passato ho provato a rivolgermi alla guardia medica trovando sempre dei professionisti pronti ad ascoltare". La segnalazione della donna non vuole essere una critica, ma lancia una preoccupazione sul modo di gestire la sanità. "Mi chiedo come possa fare una persona senza soldi – conclude – se non avessi avuto 650 euro a disposizione mi sarei dovuta arrangiare perché l’appuntamento per l’esame lo avrei avuto l’anno prossimo. Nonostante il costo l’assistenza che viene offerta è la minima indispensabile. Oggi siamo praticamente obbligati a pagare se vogliamo essere curati".Graziano Masperi