Elezioni comunali a Legnano, Rogora: "La mia rivoluzione verde per Legnano"

Il candidato sindaco dei Verdi, punta ai temi della sostenibilità, della salvaguardia del territorio e della mobilità dolce

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di Paolo Girotti

"È il momento di tirarsi su le maniche e capire che le parole d’ordine sono sobrietà e limiti. Questa è la realtà dei fatti, ma è chiaro che di fronte agli obiettivi capaci di solleticare l’elettore, indicati da anni dalle altre forze politiche, noi faremo fatica": Alessandro Rogora, professore ordinario di Progettazione ambientale al Politecnico di Milano, è il candidato sindaco dei Verdi -Europa Verde alle amministrative di questo fine settimana e riassume con queste parole il senso della svolta nelle direzione della sostenibilità che il suo movimento propone.

Diciamo che Rogora vince le elezioni e si prende la delega alla Gestione del territorio: da dove comincia?

"La prima operazione che andrei a fare, e che abbiamo già proposto a Rescaldina, è ricordare che a Legnano per sostenere il nostro sistema di vita avremmo bisogno di un territorio 46 volte più grande, mentre dovremmo tendere a un coefficiente di sostenibilità più vicino possibile all’uno. Il desiderio di cooperare non si esaurirà con il voto, bisognerà mettere in campo insieme ai cittadini le strategie più adatte per questa città. Detto questo, fossi l’assessore alla Gestione del territorio partirei dall’insieme delle regole che va ridefinito, le regole che i "soci" si danno per avere un sistema sostenibile. L’obiettivo per Legnano deve essere diventare riferimento per la qualità del costruito, come Bolzano per l’energia, e quindi dobbiamo avere il coraggio di andare dagli imprenditori e dire: ognuno fa il proprio lavoro, ma dobbiamo puntare a una straordinarietà, un approccio che permetterà a voi di fare cassetta e a noi di fare storia".

Lo straordinario deve diventare ordinario?

"Non deve essere premiato chi "costruisce l’ottimo", semmai deve essere penalizzato chi non lo fa: è una inversione dell’approccio. Si deve puntare a una qualità superiore ed eccezionale per essere una realtà trainante. Visione onirica? È possibile, ma praticabile".

In che direzione si sviluppa poi questa visione generale del cambiamento e della "città nuova"?

"Innescando, ed è il secondo punto, un percorso simile sui temi dell’energia, intesa come "produzione di energia" in appoggio alla riqualificazione del costruito. Il terzo tema è Legnano come "città della bicicletta", anche in riferimento alla sua tradizione, per innescare su questo passaggio una rivoluzione della mobilità che ha l’obiettivo di riformare i consumi legati alla mobilità stessa come la intendiamo oggi. Dobbiamo sdoganare il fatto, mi si passi il termine, che chi gira in bicicletta sia un "povero sfigato": semmai il contrario, come capita spesso nei paesi del Nord Europa".

C’è poi un quarto tema che si innesta direttamente sul destino delle aree dismesse della città in primis l’area ex Tosi… "Sì, Il quarto tema è quello della produzione di cibo, sempre nel segno della sostenibilità: abbiamo questi grandi contenitori, le aree dimesse, che possono essere utilizzati proprio per questo scopo. La conversione in farm produttive ad alta tecnologia, imparando da realtà che già si sono mosse in questa direzione, è possibile: nel nostro paese abbiamo una capacità di produrre cibo che copre la metà del fabbisogno nazionale, con i confini chiusi andremmo sotto del 50%. I capannoni non sono dunque da demolire, ma da recuperare: alcuni in modo creativo, altri per la produzione di cibo". Cosa si attende dal voto?

"C’è una rinascita verde ma il momento è ancora critico. Noi avevamo il 2,9% alle europee e possiamo sperare di prendere il 6%".