Legnano, edilizia in crisi: chiude un’impresa su tre

ConfArtigianato: "In dieci anni bruciati 19mila posti di lavoro"

ConfArtigianato Alto Milanese  prevede nel breve e medio termine  un’ulteriore contrazione dell’occupazione  Nonostante  questo in  alcuni cantieri i lavori procedono  ancora senza intoppi È l’esempio   della ex Rsa Accorsi

ConfArtigianato Alto Milanese prevede nel breve e medio termine un’ulteriore contrazione dell’occupazione Nonostante questo in alcuni cantieri i lavori procedono ancora senza intoppi È l’esempio della ex Rsa Accorsi

Legnano (Milano), 13 marzo 2019 - In dieci anni il settore edile del territorio ha perso 19mila posti di lavoro, pari al 41% dei 46mila lavoratori impiegati nel 2008. Mentre hanno chiuso i battenti 3.200 imprese, pari al 32%. Sono numeri drammatici quelli comunicati da ConfArtigianato Alto Milanese, che sta studiando una serie di iniziative per provare ad arginare il fenomeno. La principale ragione della crisi? "Il futuro spaventa le persone - spiega Vincenzo Tallarico, referente del settore Edilizia di ConfArtigianato AM e titolare della Ibt Edile -. Non è che qui nel Legnanese manchino i soldi, a mancare è il coraggio di spendere. E in futuro è probabile che la contrazione continuerà". Ma non si  tratta solo della crisi generalizzata; la quale, è bene ricordarlo, è determinata anche dalla demografia che si ripercuote sul mercato edilizio a lungo termine (meno figli significano meno case da realizzare in futuro, meno elettrodomestici, mobili...): "Il colpo pesante è arrivato dalla mancanza di accesso al credito. Le banche non danno più fiducia". Lo si vede bene nel mercato delle cosiddette “case popolari”: "Chi ha bisogno del 100% del mutuo non trova un istituto di credito disposto a concederglielo".

In un mercato schiacciato dal dramma della crisi si inseriscono con facilità le aziende che fanno concorrenza sleale: "Come alcuni piccoli cantieri mobili, per loro natura non facilmente controllabili - spiega ancora Tallarico -. Quindi si arriva alla manodopera non in regola, costi ribassati e tanto altro. Situazioni che mettono a rischio anche i committenti se dovesse accadere qualcosa". Se si volesse guardare il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe però notare che ad aumentare negli anni della crisi è stata anche la qualità del lavoro: si costruisce meglio dal punto di vista della tecnologia (riscaldamento ed energie rinnovabili, soprattutto) e gli edifici sono diventati più belli rispetto a qualche anno fa. Una possibile via d’uscita? "Aumentare i controlli soprattutto sulle aziende che ricevono i sub-appalti - spiega il segretario di ConfArtigianato Alto Milanese, Giacomo Rossini - e riscoprire il “Km 0” anche nelle aziende edili per far crescere il territorio. Infine è necessario che il pubblico torni a investire. Gli edifici pubblici spesso sono vecchi o poco efficienti dal punto di vista energetico: parliamo di numeri potenzialmente enormi per le imprese".