Traffico di droga, spaccio ed estorsioni nel passato del vero gestore del centro di Cerro

Dietro il prestanome del Beauty Center al Move In di via Turati c'era un criminale senza scrupoli

La droga sequestrata

La droga sequestrata

Cerro Maggiore (Milano), 4 maggio 2018 - Un «pluripregiudicato per numerosi reati specifici e reati contro il patrimonio», che risulterebbe anche colpevole del «reato di spaccio di stupefacenti» e che «nel periodo oggetto di indagine, fu tratto in arresto da altra autorità giudiziaria per fattispecie estorsive in relazione alle quali è già stato giudicato con sentenza irrevocabile». Con queste parole la Procura di Milano descrive Massimo R., ritenuto il vero gestore del Beauty Center di Cerro Maggiore, nel quale si sarebbero svolti i summit tra alcuni degli indagati finiti nel mirino dell’operazione “The hole” del nucleo investigativo di Milano, che ieri ha portato all’arresto di 23 persone per droga, armi e intestazione fittizia di beni. «Il complesso di tali elementi vale a dimostrare che ormai l’indagato è stabilmente dedito alla consumazione di reati», che «solo la misura della custodia in carcere si reputa adeguata a recidere» conclude la Procura di Milano. Per Massimo R. i guai non sarebbero finiti qui. 

Nel gennaio scorso, a Como, il suo nome era spuntato in un processo per «tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni» di un 46 enne, nei confronti di un familiare e di un conoscente. L’uomo, stando alle accuse, avrebbe ingaggiato Massimo R. e un altro uomo per tentare di estorcere 500mila euro alle vittime, somma riconducibile a un presunto debito. I due, entrambi legnanesi, risultano già condannati dal tribunale di Busto Arsizio per questavicenda. Alla vittima, come aveva riferito alla squadra mobile di Como sporgendo denuncia, i due si erano rivolti con frasi del tipo: «Ti scanniamo come un porco» o «Ti bruciamo con tutta la tua famiglia». Per quanto riguarda l’ufficiale gestore del centro estetico, la Procura di Milano ha ritenuto sufficiente la custodia cautelare ai domiciliari, perché incensurato, con l’assoluto divieto di comunicare «con soggetti diversi dai familiari stabilmente conviventi e dal difensore».