Terza ondata Covid: "Ricoverati sempre più giovani che necessitano di molto ossigeno"

Il primario dell'ospedale Fornaroli Mumoli di Magenta mette in guardia anche dai rischi della somministrazione precoce del cortisone

Nicola Mumoli

Nicola Mumoli

Magenta - In queste settimane l’età media dei pazienti ricoverati nei tre reparti Covid all’ospedale Fornaroli è scesa a 60 anni. "Da quindici giorni - dice Nicola Mumoli, primario dei reparti di medicina interna negli ospedali di Magenta e Abbiategrasso dell’Asst Ovest Milanese - continuiamo a ricoverare numerosi pazienti, soprattutto pazienti giovani che hanno subito bisogno di alti flussi di ossigeno. A loro mettiamo subito il casco Cpap, un sistema di ventilazione assistita non invasiva". Attualmente sono una trentina i pazienti ricoverati al Fornaroli che stanno usando il casco. Mumoli racconta di un paziente di 40 anni che si era presentato al pronto soccorso con dei sintomi sospetti. La radiografia non evidenziava però problemi ai polmoni. Rimandato a casa, il paziente è tornato sette giorni più tardi, intubato, ed è ora ricoverato. Aveva la polmonite da Covid, con sindrome da stress respiratorio. Si sospetta anche per colpa di una somministrazione eccessiva di cortisone.

"Noi siamo stati i fautori della somministrazione del cortisone ad alto dosaggio sin dal marzo dello scorso anno - osserva Mumoli -. Il cortisone, e lo dico soprattutto ai medici di medicina generale, va dato dopo sette giorni. Essendo un immuno soppressore il cortisone favorisce il fiorire del virus se prescritto nei primi giorni. Lo stesso vale per la azitromicina. Il cortisone deve essere prescritto quando la carica virale inizia a diminuire ed aumenta la risposta flogistica, dopo sette giorni. Ormai su questo capitolo ci sono basi solide scientifiche". "Rispetto allo scorso anno molti di quelli che si ammalano oggi di Covid non hanno altre malattie. Mentre prima arrivavano anziani con tre-quattro patologie (diabete, insufficienza renale, ipertensione), oggi arrivano pazienti malati solo di Covid. Abbiamo ricoverato in questi giorni una ragazza di 30 anni, anche lei senza altre patologie collaterali".

«Non so se questa sia definibile come terza ondata o come coda della seconda. So che il divulgarsi della infezione è ripartita con la stessa virulenza del passato. Purtroppo - afferma Mumoli - per le chiusure dei luoghi di aggregazione si è agito ancora una volta in ritardo. Non bisogna aspettare che nei pronti soccorsi arrivino dagli 8 ai 10 malati di Covid al giorno per decretare la zona rossa. Se non si chiude in quel momento la situazione non può che aggravarsi, come è accaduto anche questa volta. Bisogna agire subito sulla miccia. Non serve mandare i pompieri quando il bosco è già devastato dalle fiamme". "Si possono allentare le misure di restrizioni solo quando non ci sono ricoveri ai Pronto soccorso e i reparti vanno svuotandosi".

Sulla questione delle vaccinazioni Astrazeneca sospese Mumoli ribadisce che le reazioni immediate di una vaccinazione sono di tipo allergico. "Ci si può attendere uno shock anafilattico, una crisi asmatica, nell’immediatezza. Al massimo entro l’ora dalla somministrazione. La morte che accade dopo un giorno non può dipendere dalla vaccinazione. Purtroppo queste notizie creano solo paure che non sono supportate da spiegazioni scientifiche". Nei quattro ospedali dell’Asst sono aumentati ancora i posti letto occupati dai pazienti affetti dal Covid: cinque i reparti destinati alla cura di questi pazienti all’ospedale di Legnano, tre quelli di Magenta e due quelli di Abbiategrasso (dove vengono mandati i pazienti che hanno superato la fase critica e che devono seguire programmi di riabilitazione motoria e respiratoria). "La situazione è comunque sotto controllo" fanno sapere dalla direzione dell’Asst.