Emergenza Coronavirus: "Senza tampone non posso lavorare con voi"

La denuncia di un’infermiera volontaria che, vista l’assenza di controlli su possibili pazienti asintomatici, ha rinunciato all’incarico in una rsa

L’ottimismo degli operatori della rsa Sant’Erasmo

L’ottimismo degli operatori della rsa Sant’Erasmo

Legnano (Milano), 9 aprile 2020 - Tamponi anche per gli ospiti, ma ancora non si sa quando: dopo il tampone sugli operatori in malattia o in dubbio e dopo aver ottenuto di allargare lo screening anche sugli ospiti delle rsa, compresa la Sant’Erasmo di Legnano, sono ora i tempi per l’effettuazione del test a prolungarsi oltremodo. L’autorizzazione della Regione ad effettuare il test anche agli ospiti delle rsa, infatti, comporta la ricerca e la definizione dei laboratori di analisi oltre alla verifica delle modalità con cui effettuare il prelievo. Al momento sono 15 gli ospiti che potrebbero avere necessità di una verifica con il tampone, ma sarà il medico della rsa stessa a decidere. I giorni passano, ma quando anche questo ulteriore passaggio sarà portato a termine ci sarà ancora una falla in un sistema evidentemente costruito sulla base dell’emergenza e non della prevenzione: si tratta del personale e anche dei pazienti che, asintomatici, non avranno ancora alcun tipo di controllo.

A denunciare questa situazione è stata anche una lettrice che ci ha inviato una mail nella quale spiega anche la propria esperienza: "Per dare una mano mi sono offerta come volontaria – racconta la lettrice, un’infermiera -. Mi ha preso, al volo, una casa di riposo. Per avere la coscienza tranquilla, ho chiesto che, prima di farmi entrare, mi facessero il tampone. Mi hanno risposto che non me lo potevano fare. Che senso ha tutto questo? A questo punto che senso ha coinvolgere – comunque e dovunque – nella lotta contro il coronavirus, dei volontari, s’intende asintomatici, senza fare lorosubito il tampone? Dal momento che ogni asintomatico può essere un portatore del virus, capace di compromettere non solo la salute, ma la stessa vita delle persone più deboli che è venuto a soccorrere".

Un’incongruenza che l’operatrice non può fare a meno di sottolineare: "Mi sembra che il servizio sanitario nazionale, nella nostra Lombardia, pur nell’efficienza dimostrata faccia il tampone solo a chi ha una temperatura di 37.5 gradi, invece di fare uno screening a tappeto su tutta la popolazione degli operatori sanitari e dei volontari che si adoperano, a vario titoli, in questa crisi epocale. Per non parlare di tutti i nostri nonni e le nostre nonne, che aspettano seduti nei saloni delle case di riposo che qualcuno difenda le loro vite, mentre con gli occhi preoccupati e spaventati sembrano dire, attraverso un vetro: “Non voglio morire, voglio vivere”". L’infermiera volontaria, di fronte all’impossibilità di verificare la sua “non pericolosità” per gli ospiti, non ha potuto fare altro che girare i tacchi e andarsene.