Coronavirus, la testimonianza: "Al lavoro per tutti, ma siamo trattati come appestati"

Inveruno, il titolare della Aldieri Autotrasporti: "Un nostro autista bloccato sul tir in Ungheria, ma senza di noi si ferma il Paese"

Christian Aldieri, dell’omonima azienda di autotrasporti con sede a Inveruno

Christian Aldieri, dell’omonima azienda di autotrasporti con sede a Inveruno

Inveruno (Milano), 2 aprile 2020 - Ci sono delle categorie di lavoratori che non possono restare a casa, nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria. Sono i camionisti delle aziende di trasporti, impegnate a garantire la disponibilità delle merci. "A parte le difficoltà che si incontrano in queste settimane, e nonostante tutte le prevenzioni che abbiamo adottato per garantire i servizi, in molti ci stanno trattando come degli appestati" dice Christian Aldieri, della Aldieri Autotrasporti internazionali con sede operativa ad Inveruno. "Ci sono aziende, dove andiamo a caricare o a scaricare la merce, che non permettono ai nostri autisti di accedere ai bagni aziendali, come invece si poteva fare prima di questa emergenza, e neanche di prendere un caffè alla macchinetta" racconta. Alla Aldieri si è appena risolta anche la questione del loro dipendente bloccato in Ungheria, obbligato a stare in quarantena all’interno dell’abitacolo del suo camion. Arrivato a destinazione (doveva effettuare un carico a Szombathely, vicino al confine con l’Austria, ndr) era stato bloccato perché arrivava dall’Italia.

Ai controlli di frontiera avevano misurato la febbre all’autista permettendogli di proseguire sino a destinazione. Poi l’inatteso blocco: secondo la polizia ungherese sarebbe dovuto restare 14 giorni chiuso nell’abitacolo, senza poter andare in bagno e senza cibo. In caso contrario, se l’autista si fosse mosso, sarebbe scattato l’arresto. "Nel caso del nostro dipendente siamo riusciti, col grande lavoro diplomatico del nostro Stefano Pignotti, tramite la Regione Lombardia e l’ambasciata italiana in Ungheria, a risolvere il caso. Ci sono aziende – commenta Aldieri - che ci stanno chiamando per sapere come siamo riusciti a “liberare“ il nostro autista perché quello che è capitato a noi sta capitando anche ad altri autotrasportatori fuori dai confini del nostro Paese". Aldieri in queste settimane è impegnato anche con i trasporti di letti e altre apparecchiature sanitarie. "Abbiamo dotato i nostri autisti di mascherine e gel igienizzante, abbiamo bonificato gli uffici, distanziato i dipendenti. Alcuni lavorano anche da casa. Abbiamo più volte sanificato le cabine di guida dei camion per garantire la sicurezza ai nostri autisti e agli operatori che caricano e scaricano le merci. Ogni mattina all’interno della nostra stuttura ad Inveruno abbiamo un bagno sanificato che mettiamo a disposizione degli autisti che che arrivano a scaricare merce, o a caricare, da noi".

"Non possiamo certamente fermarci, perché se ci fermassimo noi davvero si ferma il Paese". L’emergenza potrebbe insegnarci qualcosa. "Io spero che anche in Italia si possa arrivare presto a creare strutture apposite per i camionisti, come ci sono nel resto dell’Europa – si augura Aldieri -. Strutture dove, durante la sosta, gli autisti possano fare il bucato, prepararsi da mangiare, fare attività ginnica e rilassarsi durante i periodi di sosta dopo ore e ore di guida. Purtroppo in Italia siamo ancora lontani da queste concezioni". "In questa situazione chiediamo al ministro Micheli regole più chiare e anche di non togliere i vincoli che sono oggi in vigore, così come previsti dalla legge, sui riposi e i tempi di guida. L’emergenza non deve cancellare la sicurezza". Nella giornata di ieri, intanto, Aldieri Autotrasporti, Ag Logistic e Meta hanno donato un carico di mascherine alle strutture sanitarie lombarde. L’assessore Gallera ha ringraziato sottolineando come "la consegna tempestiva dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature sanitarie, in questi giorni di emergenza, è fondamentale".