Cerro Maggiore, sorelle morte nell'incendio in casa: per i pm non fu un caso

In campo per far luce sull'episodio del 2015 anche il Ris con la Procura generale

Carabinieri davanti al palazzo teatro della tragedia

Carabinieri davanti al palazzo teatro della tragedia

Cerro Maggiore (Milano), 23 marzo 2019 - Quello che finora per i pm era solo un tragico incidente, si trasforma in un giallo da approfondire, meritevole di verifiche puntuali. Qualcosa non convince gli inquirenti e si riaprono infatti le indagini sul rogo scoppiato il 13 aprile 2015 in una casa a Cerro Maggiore, alle porte di Legnano, in cui morirono due sorelle, Carla e Maria Agrati.

Ieri mattina la centralissima via Roma è stata chiusa al traffico fino all’incrocio con via Spinelli. Sul posto sono intervenuti gli esperti della sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri, i vigili del fuoco e Nunzia Gatto, avvocato generale a Milano e vice del procuratore generale Roberto Alfonso. «C’è stata una richiesta di archiviazione che non è stata accettata – ha spiegato il magistrato – Un parente delle due vittime ha fatto opposizione e sul fatto è intervenuta la procura generale. Abbiamo avocato il fascicolo e adesso stiamo intervenendo noi». L’avocazione delle indagini ad opera della procura generale presso la Corte di Appello di Milano è un segno tangibile del fatto che la magistratura milanese vuole fare assoluta chiarezza sull’episodio di tre anni fa, quando le settantenni sorelle Agrati morirono nell’incendio che avvolse nella notte fra il 12 e il 13 aprile la loro abitazione. Unico superstite il fratello Giuseppe, 74 anni, il maggiore della famiglia. È sul suo racconto, sulla sua ricostruzione dei fatti, che si concentrano le nuove verifiche scientifiche ordinate dal Pg.

Il fratello all’epoca dei fatti sembrò confuso nelle sue dichiarazioni, a partire dalla dinamica dei fatti. Giuseppe disse di aver lasciato il secondo piano dell’appartamento, dove dormivano le sorelle e dove si sviluppò il primo focolaio, scendendo al piano terra per cercare acqua con la quale spegnere l’incendio. Poi l’impossibilità di risalire per l’inizio di un nuovo focolaio al piano terra. Due roghi distinti, dunque, che farebbero pensare a un’origine dolosa del fuoco. Ma le stranezze non finisco qui: Giuseppe raccontò anche che durante l’incendio non riuscì ad allertare le due sorelle, non ricevendo dalle due donne alcuna risposta ai suoi richiami. Maria Agrati non abitava in quell’appartamento, ma a Milano. In quei giorni era però in visita alla sorella Carla, ex insegnante di Lettere al liceo Galilei di Legnano. Era arrivata a sostenerla nelle difficili ore seguite a un lutto familiare. Il corpo della donna fu trovato in bagno. Con tutta probabilità cadde asfissiata dal fumo. L’altro cadavere era invece in camera da letto, completamente carbonizzato, irriconoscibile. Altro particolare: nessuno dei vicini sentì le urla delle vittime. Sulla morte delle sorelle Agrati, esaurite le indagini, ci fu la richiesta di archiviazione firmata dal pm di Busto Arsizio, Susanna Molteni. Oggi la riapertura sostanziale del caso: a quattro anni di distanza il mistero è ancora da risolvere.