Carapelli saluta e se ne va da Inveruno: 98 a casa, trasloco in Spagna

Inveruno, annuncio choc ai 136 dipendenti dello stabilimento

Una manifestazione dei lavoratori Carapelli

Una manifestazione dei lavoratori Carapelli

Inveruno, 29 ottobre 2016 - Per anni i dipendenti e i sindacati dello storico oleificio Carapelli di Inveruno, nel Milanese, si erano lamentati per la mancanza di un serio piano industriale, chiedendo a gran voce che fosse presentato e discusso. Quando ieri la spagnola Deoleo detentrice del marchio l’ha svelato, o meglio, nel corso di un vertice a Roma ha reso note le sue intenzioni per il 2017, probabilmente devono essersi pentiti di tanta «curiosità». È infatti un vero e proprio bagno di sangue quello preannunciato dal cda della multinazionale: su 136 dipendenti attualmente al lavoro nel sito produttivo dell’ovest Milano, 98 verrebbero quanto prima messi in mobilità. Vero e proprio preludio del licenziamento. I 38 rimanenti – la parte amministrativo-impiegatizia dell’azienda – sarebbero salvati, ma non si sa per quanto ancora. Detto in altre parole, quello che si profila all’orizzonte è la chiusura definitiva di un sito produttivo presente a Inveruno dagli anni Novanta. Una parziale, residuale produzione d’olio verrebbe mantenuta solo nell’altro impianto Carapelli di Tavarnelle Val di Pesa, in Toscana. Per essere progresssivamente sempre più concentrata «a casa», e cioè negli stabilimenti di Cordova e Malaga. A rischio quindi l’italianità non solo del brand Carapelli ma anche di quelli Sasso e Bertolli, le altre due famigliari etichette del Belpaese possedute da Deoleo.

Ed è ciò che assieme alle pesanti ricadute occupazionali temono sia i sindacati – sul piede di guerra, un’assemblea dei lavoratori è già stata indetta per il 2 novembre – sia le istituzioni. Il sindaco di Inveruno, Sara Bettinelli (Pd), ha convocato per venerdì prossimo un Consiglio comunale straordinario. «La Carapelli va salvaguardata in tutti i modi – dice – e mi sono già attivata per mobilitare l’assessore regionale per le Politiche agricole Fava e il ministro Martina. Farò lo stesso con la Città metropolitana. I lavoratori non saranno lasciati soli, la mia è una promessa».

La richiesta è quella di un’apertura di un tavolo di confronto con il cda per impedire (o limitare) lo smantellamento pezzo dopo pezzo dei reparti. In un territorio tra l’altro che ha già perso per colpa della crisi diverse aziende di medio-grandi dimensioni. Di certo, per ora, ci sono i dati economici del colosso spagnolo. Che non lasciano presagire nulla di buono. La multinazionale di Madrid ha accumulato nei primi sei mesi del 2016 perdite per 19,8 milioni di euro. Mentre quest’autunno ha subito un declassamento del rating da parte dell’agenzia Moody’s, passato da «stabile» a «negativo».