Canegrate, insulti razzisti durante la partita di basket femminile

È accaduto tra le giocatrici al termine del match contro il Villasanta

TEAM 86 Aminata Dieng (è la seconda da destra in piedi)

TEAM 86 Aminata Dieng (è la seconda da destra in piedi)

Canegrate (Milano), 19 marzo 2019 - Insulti razzisti contro la giocatrice di colore di pallacanestro della Team 86 Villasanta in trasferta sul campo di Canegrate. Vittoria amara per le giocatrici brianzole che militano in Serie B: domenica, al termine della partita vinta dalle brianzole, quando ormai l’arbitro richiamava le atlete al centro campo, una giocatrice della squadra avversaria ha apostrofato la cestista villasantese Aminata Dieng, classe 2000, con epiteti razzisti. "Per noi è stato un fatto grave – commenta Flavio Bassani, dirigente della Team 86 Villasanta che ha accompagnato le ragazze in trasferta". "Lo sport dovrebbe essere un momento di aggregazione ma non è stato così. Nessun intervento da parte dell’arbitro essendo l’episodio accaduto a partita già terminata". Immediate le scuse sia della giocatrice che ha insultato la cestista brianzola sia della squadra di casa. "Sono episodi che non dovrebbero accadere – aggiunge Bassani –. Era una partita molto importante, ma in campo non si erano verificati episodi che avrebbero potuto sfociare in insulti di questo tipo". Aminata Dieng, diciannovenne giocatrice cresciuta a Villasanta, da molti anni ormai milita nella squadra cittadina.

Anche le compagne hanno solidarizzato con la giovane cestista. Al termine della partita sul profilo facebook della squadra è stato postato un messaggio molto chiaro: "Ci sono cose che non dovrebbero essere ascoltate – scrive la società, prendendo una posizione forte in merito alla vicenda –. Ci sono cose che non dovrebbero essere pronunciate, ci sono cose che non dovrebbero esistere. Ogni domenica si entra nei palazzetti tutti accomunati dalla stessa passione, dalla stessa voglia di giocare e di assistere allo sport più bello del mondo". "Le parole ascoltate stasera e rivolte alla nostra giocatrice non sono ammissibili. L’unica diversità che si è vista in campo non era nel colore della pelle, ma nell’educazione, nell’intelligenza e nella capacità di condividere l’amore per lo sport. Non esistono giustificazioni per le parole pronunciate e questo gesto non può passare inosservato".