Canegrate, all'Ansor licenziati in quattro. Ma forse no

L'azienda li lascia a casa ma promette che verranno riassunti "quando ci servirà di nuovo della manodopera"

L’Ansor di Canegrate

L’Ansor di Canegrate

Canegrate (Milano) - «Dal primo luglio sono soprattutto le piccole aziende che hanno ripreso a licenziare, quelle con maggiori difficoltà nella garanzia delle tutele", afferma Antonio Del Duca, sindacalista della Fiom Cgil Ticino Olona. Sono cinque le persone sin qui licenziate da queste realtà del territorio legnanese, quattro alla sola Ansor di Canegrate, azienda specializzata nella produzione di interruttori e centraline elettroniche per auto e veicoli commerciali. Per questi ultimi la dirigenza aziendale ha manifestato un impegno morale, non scritto, a riprendere i quattro lavoratori licenziati nel caso in cui l’azienda dovesse tornare ai volumi produttivi del passato e quindi avere delle necessità di ulteriore manodopera. È stato questo l’esito dell’incontro tra la dirigenza della Ansor, l’Amministrazione comunale e il sindacato. Incontro seguìto a quello della passata settimana che non si è tenuto per un mero intoppo organizzativo (una pec spedita ma mai arrivata a destinazione per problemi tecnici). L’azienda ha ribadito che è pronta a riconoscere ai quattro lavoratori, con una pianificazione rateale, quanto loro spettante per il mancato preavviso, le ferie e il Tfr. "Noi comunque – ha aggiunto Del Duca – abbiamo impugnato il licenziamento e continueremo nell’azione legale a tutela dei quattro lavoratori. Anche perché contestiamo la scelta dell’azienda di mantenere al lavoro, in maniera ovviamente regolamentare, un dipendente già in pensione a scapito di un disoccupato".

L’azienda ha spiegato che ha dovuto licenziare quattro dipendenti in conseguenza all’incendio che era scaturito nel tardo pomeriggio del 2 gennaio. Nell’incendio erano andati distrutti mille metri quadrati di strutture e anche macchinari, tanto che la stessa azienda ha dovuto esternalizzare lavoratori e produzioni. I quattro oggi sono in Naspi, per due anni. L’Ansor, proprio per i suoi requisiti dimensionali (ci lavoravano sino a fine giugno una decina di persone), non ha potuto ricorrere alla cassa integrazione. "Noi come Amministrazione continue remo a vigilare sulla situazione, a fianco dei lavoratori", ha commentato il sindaco Roberto Colombo al termine dell’incontro. «La scadenza del divieto di licenziamento al primo luglio, previsto dal Decreto Sostegni-bis, a parte qualche caso nazionale, al momento non ha creato un marcato incremento della disoccupazione. Non è vero che sino a fine giugno non si è potuto licenziare – afferma Del Duca – Lo si poteva fare con le risoluzioni consensuali, su base volontaria, ricorrendo alla Naspi. E le hanno fatto in molti anche se, trattandosi appunto di accordi volontari, queste notizie non hanno travalicato l’ambito della singola azienda. Alla Emerson di Rescaldina, ad esempio, in questi mesi il personale è stato ridotto di ben 60 unità. Forse all’azienda questo è costato di più ma è indubbio che il risultato ottenuto è stato pari alle attese".