Nerviano, scuola media ostaggio di un bullo senza freni

Violenze all'ordine del giorno alle medie. Anche i professori non si sentono sicuri

Sono intervenuti i carabinieri

Sono intervenuti i carabinieri

Nerrviano (Milano), 11 febbraio 2019 - «Sono tre anni che stiamo sopportando una situazione non più sopportabile. Non è più possibile lavorare in una situazione di pericolosità costante. Siamo insegnanti e non militari in guerra». Chi si sfoga è un professore di religione delle scuole medie di Nerviano. È stato lui qualche giorno fa a chiamare i carabinieri a scuola, dopo l’ennesima rissa scatenata fra due ragazzi per futili motivi all’interno della scuola dove insegna. Risse che ormai sono all’ordine del giorno, spesso causate da un ragazzino già segnalato più volte alla procura dei minori e seguito con attenzione, insieme alla famiglia, dai servizi sociali del Comune. Giusto un anno fa una rissa fuori dalle medie di via Diaz portò un ragazzino di 11 anni al pronto soccorso: prima sgambettato, poi raggiunto a terra da calci e pugni. Il protagonista dell’aggressione, manco a dirlo, sempre lui, il bullo di Nerviano, incubo per professori e alunni.

«Bestemmia in classe ed offende gratuitamente il corpo docente. Ha creato un clima di terrore. Non è possibile rimanere ostaggi di certi alunni». La pazienza è terminata, considerato anche gli ingenti danni provocati all’interno della scuola: lanci di oggetti in classe, sedie dalla finestra, risse continue e provocazioni con minacce ad alunni e docenti. Il ragazzino è stato sospeso più volte e il corpo docente sulla questione ha fatto riunioni su riunioni, ma si tratta pur sempre di scuola dell’obbligo.

I docenti hanno quasi paura ad esporsi, mentre l’amministrazione comunale ha ben presente la situazione che ormai si trascina da tempo: «Cosa dovrebbe fare l’amministrazione? – si chiede alterato il sindaco, il leghista Massimo Cozzi - Sappiamo degli interventi continui dei carabinieri. Siamo a conoscenza delle condizioni della famiglia e delle problematiche che interessano il ragazzo. Ma la scuola ha la giusta autonomia per intervenire sulle questioni di sicurezza che riguardano il corpo docente e gli alunni che la frequentano. E qui sono costretto a fermarmi».