Allarme nell'Abbiatense: i pesticidi stanno decimando le api

A Cassinetta di Lugagnano due arnie sterminate in sei ore: crolla la produzione di miele

L'apicoltore Nicholas Chignoli al lavoro

L'apicoltore Nicholas Chignoli al lavoro

Abbiategrasso (Milano), 8 agosto 2019 - Migliaia di api sterminate dai pesticidi in poche ore. Lo ha denunciato Nicholas Chignoli, apicoltore amatoriale, che possiede alcuni alveari tra i comuni di Abbiategrasso e Cassinetta di Lugagnano.

«Dopo aver trovato due arnie devastate ho chiesto delle analisi e mi è stato comunicato che le api sono state uccise dai clorurati, in sostanza i pesticidi spruzzati nei campi che si triovano qui intorno. Gli insetti portano il cibo nell’alveare e se lo passano di bocca in bocca, avvelenandosi». Nicholas ha cominciato questa attività l’anno scorso, con tre famiglie, per arrivare alle sei che possedeva fino a qualche giorno fa.  Ma l’avvelenamento da clorurati è solo uno dei drammi vissuti dagli apicoltori del territorio quest’anno: «La primavera è stata disastrosa dal punto di vista meteorologico... non c’è una goccia di miele in giro» – conferma Chignoli.  Nel Milanese sono un migliaio gli apicoltori, e quasi diecimila gli alveari, ma questa attività - che negli ultimi anni si è trasformata per molti in una sorta di secondo lavoro - diventa con il passare del tempo sempre più complicata da portare avanti. 

Apam (Associazione produttori apistici della provincia di Milano) ha stimato un calo nella produzione del miele che sfiora il 70% rispetto al 2018; nel caso del millefiori, poi, il crollo si fa drammatico, vista l’ormai quasi totale assenza di prati incolti. «Ma i problemi sono diversi – spiega il presidente di Apam, Ovidio Locatelli –. Ad esempio le monocolture intensive come mais e orzo, di scarso interesse per le api ma portatrici di neo-nicotinoidi usati dagli agricoltori come diserbanti. In sostanza non c’è più cibo per le api». «Con le associazioni agricole ne parliamo da un po’... ma non so se ci ascoltano. Non siamo mai riusciti a mettere in piedi un dialogo eppure il valore ambientale del nostro lavoro è altissimo, penso all’impollinazione dei frutteti, ma non solo». Nella zona del Milanese si può stimare un calo della produzione pari a circa 80% per quanto riguarda l’acacia; regge solo il tiglio, ancora piuttosto diffuso.  «Un’arnia può produrre anche quaranta chili di miele all’anno ma ultimamente siamo sotto i dieci chili – aggiunge il presidente di Apam –. Si lavora tanto e si guadagna poco». Locatelli ha voluto puntare il dito contro un altro fenomeno diffuso in questo periodo: i trattamenti che più o meno tutti i Comuni compiono contro le zanzare. «Quelli che colpiscono gli esemplari adulti sono deleteri. Sterminano le api e non sono efficaci sulle zanzare, ma vengono fatti a giugno e luglio quando fioriscono i tigli. Un discorso differente vale per i trattamenti larvicidi che si fanno, ad esempio, nei tombini e dove ristagna l’acqua».