"All’Accorsi è tornato a regnare il silenzio"

Pasti, indumenti, situazione sanitaria dei degenti: il comitato dei famigliari preoccupato denuncia "la mancanza di risposte".

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di Paolo Girotti

Fin quando c’è stata la presenza della Protezione civile, arrivata "in soccorso" nella struttura con un suo medico, la situazione è sembrata migliorare passo dopo passo, ma da giugno in poi tutte le richieste dei parenti non hanno trovato risposta e si è tornati a un atteggiamento di chiusura da parte dei gestori: parte da questa amara considerazione il punto della situazione tracciato dai parenti degli ospiti della Rsa Accorsi di Legnano, una delle strutture maggiormente colpite dagli effetti del coronavirus, ora che le condizioni generali dovrebbero permettere una normalizzazione della situazione che, evidentemente, tarda ad arrivare. Il comitato si era formato quando l’emergenza all’interno della struttura di via Colombes si era trasformata in una sfida quotidiana per cercare di fermare l’effetto dei contagi e, di riflesso, la gestione dalla rsa aveva chiuso le comunicazioni con i parenti degli ospiti. Le situazioni dubbie e le testimonianze di numerosi operatori della rsa avevano condotto anche a denunce e a indagini aperte per appurare se all’interno della rsa fossero state seguite tutte le procedure corrette.

"Da quattro mesi stiamo lottando per migliorare la situazione che si è venuta a creare a causa della pandemia, ma non solo, all’interno della Rsa Accorsi – spiegano ora i portavoce del comitato dei parenti -. A Kcs (il gruppo che gestisce questa e altre rsa, ndr) abbiamo fatto alcune richieste: fino al 30 maggio, ultimo giorno della presenza della Protezione Civile, sembrava che tutto si avviasse verso un percorso di collaborazione e di cambiamento. Poi lentamente tutto è cambiato, tornando ad atteggiamenti di chiusura nei confronti di noi parenti". E le richieste fatte dal comitato parenti sono numerose, ma comprensibili dopo una crisi come quella da poco superata: "Vogliamo rendere pubblico l’elenco di domande inevase – spiegano infatti i parenti, che datano anche con esattezza le richieste inoltrata durante il mese di giugno –: chiediamo il menu settimanale degli ospiti; chiediamo una responsabile assistenziale alberghiera, in modo da avere un referente per la dotazione degli indumenti per gli ospiti; un medico di riferimento per gli ospiti che comunichi con noi parenti, in modo da avere una continuità terapeutica e di relazione; chiediamo di sapere se è ripartito il servizio di fisioterapia, l’attivazione dell’impianto di video sorveglianza dei corridoi a circuito chiuso, sempre nel rispetto della legge sulla privacy per ospiti e lavoratori".

Il 29 giugno e il primo luglio sono stati richiesti, infine, anche esami sierologici da prelievo ematico per gli ospiti presenti. Tutte richieste che, ad oggi, non hanno avuto alcuna risposta da parte dei gestori.

"Noi parenti non siamo assolutamente contenti e non ci sentiamo tranquilli davanti a questo comportamento, ed è importate sottolineare che noi abbiamo con il gestore un contratto in essere di servizio". A metà giugno i rappresentanti del comitato parenti ospiti della rsa Accorsi aveva anche preso parte a una manifestazione tenutasi davanti alla "Casa del Nonno" di Parabiago, altra rsa colpita dagli effetti della pandemia: quell’occasione era un modo per condividere il dolore patito, ma anche per riflettere sul futuro delle residenza chiamate a ospitare gli anziani e sul rapporto con gli ospiti e le loro famiglie.