Abbiategrasso, lite dopo il battesimo: quattro anni all’accoltellatore

Una lite tra famiglie finita con una coltellata: arriva la condanna per tentato omicidio

Il luogo dell'accoltellamento avvenuto in via Fusè la sera del 23 aprile 2017

Il luogo dell'accoltellamento avvenuto in via Fusè la sera del 23 aprile 2017

Abbiategrasso (Milano), 25 ottobre 2018 - Una sifa tra famiglie finita con una coltellata. Ieri in tribunale a Pavia il muratore di quarant’anni accusato del gesto è stato condannato per tentato omicidio, un episodio che si è verificato nell’aprile 2017 tra via Fusè e via Cervi ad Abbiategrasso. Per il quarantenne i giudici del Collegio hanno stabilito la condanna a quattro anni di reclusione. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione.

La tensione era sorta a una festa di battesimo, dove erano presenti membri di due famiglie della città. Nel corso della celebrazione, sono sorti screzi tra i partecipanti, per futili motivi. Sembra che il casus belli sia stato uno scherzo fatto a un nonno del piccolo battezzato, durante i festeggiamenti in un agriturismo, ma che i dissidi fossero riconducibili a vecchi screzi mai sopiti tra i due nuclei familiari. In seguito alla goliardata al nonno, c’era stata una rissa tra le due famiglie, poi le acque sembravano essersi calmate. In realtà, il rancore era ancora vivo, così la stessa sera un membro di una delle famiglie coinvolte era sceso in strada ad Abbiategrasso e aveva sparato in aria quattro colpi di fucile.

Un gesto intimidatorio, per indicare che l’offesa non era stata perdonata. In seguito, il quarantenne ha atteso l’arrivo della sua vittima e gli ha sferrato una pugnalata all’inguine. Una zona delicatissima, dove passa anche l’arteria femorale, grande vaso che se lacerato può portare alla morte in pochi minuti. Per fortuna, la vittima era stata soccorsa d’urgenza e subito operata all’ospedale di Magenta, dove i medici gli hanno salvato la vita.

L’aggressore era stato denunciato pochi giorni dopo, poi per lui è scattata a luglio dell’anno scorso la custodia cautelare. Assistito dall’avvocato Roberto Grittini, ha poi affrontato il processo in tribunale a Pavia, competente per l’Abbiatense, con rito abbreviato davanti al Collegio: "Leggeremo le motivazioni della sentenza e ricorreremo in Appello: sono convinto che si tratti di un caso di legittima difesa", ha commentato il difensore Grittini.