Abbiategrasso, un bue ucciso a fucilate e un altro ferito: è giallo

È accaduto di notte nel cascinale "L’isola che non c’è" che ricovera animali sottratti ad allevamenti intensivi. Indagano i carabinieri

Buoi in un'immagine di repertorio (AFP)

Buoi in un'immagine di repertorio (AFP)

Abbiategrasso (Milano), 30 marzo 2022 - Un bue ucciso a colpi di fucile e un altro ferito gravemente. Il fatto è accaduto qualche notte fa, in un cascinale nel territorio di Abbiategrasso. Si tratta del rifugio per animali "L’isola che non c’è" nel quale, da qualche anno, vengono ricoverati esemplari di diverse specie, per lo più sottratti ad allevamenti intensivi. È quanto era accaduto anche a Nestore e Bomber, così si chiamano i due bovini protagonisti – loro malgrado – della strana vicenda. Verso le 11 di sera i proprietari dell’oasi immersa nel Parco del Ticino hanno raccontato di aver udito alcuni spari. Una volta usciti hanno scoperto che i due giovani bovini erano stati colpiti da tre proiettili al collo e agli arti. 

Uno di loro, Nestore, è morto poco dopo, mentre l’altro è stato portato alla facoltà Veterinaria dell’Università di Lodi, dove ha ricevuto le prime cure. Al momento ha un osso della zampa fratturato e un tendine a rischio; non è difficile immaginare cosa potrebbe significare per un animale di circa 800 chili. I veterinari gli hanno comunque ingessato l’arto posteriore ferito per evitare eccessive sollecitazioni. Resta il mistero sul movente del gesto. I proprietari del cascinale hanno avvisato i carabinieri della compagnia di Abbiategrasso e spiegato che sono pronti a sporgere denuncia non appena riceveranno l’autopsia compiuta sull’animale ucciso. Gli inquirenti tendono ad escludere che si sia trattato di un errore compiuto dai volontari del Parco del Ticino che lavorano per il contenimento dei cinghiali. I due bovini erano arrivati all’oasi di Abbiategrasso nel 2019, dopo aver lasciato un allevamento di Parma. Ancora scossi per l’accaduto, i titolari del rifugio per animali hanno voluto affidare le loro sensazioni ai social, dove la vicenda ha sollevato parecchia indignazione e centinaia di condivisioni. In un lungo post hanno raccontato quanto successo quella notte e la loro frustrazione: "E lo trovi lì, sanguinante, con fori di proiettile nell’addome e all’altezza del collo. E lo trovi terrorizzato, agonizzante. E in quei momenti ti rendi conto che i tuoi sforzi, sacrifici e buoni propositi, stanno morendo insieme a lui - si legge sulla pagina Facebook de L’isola che non c’è -. Un incubo da cui vorresti solo svegliarti. Resta il silenzio dopo gli spari che riecheggiano nelle orecchie e nel cuore. Quei proiettili sono arrivati fin lì. Resta l’assenza. Resta il dolore. Ma resta anche la voglia di lottare. Di non lasciare andare. Di cercare la verità e di ottenere giustizia".