Vittuone in crisi, i vertici di Abb confermano i tagli / FOTO

L’azienda conferma la linea: chiusura del reparto e 123 posti di lavoro a rischio

La protesta dei lavoratori Abb

La protesta dei lavoratori Abb

Vittuone (Milano), 27 febbraio 2019 - La Abb non ha alcuna intenzione di recedere dal proposito di chiusura del reparto produzione dei motori di media tensione e generatori di Vittuone, come annunciato lo scorso 24 gennaio ai rappresentanti sindacali. La decisione è stata ribadita ieri nell’incontro in Assolombarda con i sindacalisti del Coordinamento regionale Abb. Una chiusura che prevede la perdita di 123 posti di lavoro, di cui 65 operai.

«Nell'occasione abbiamo confermato la nostra volontà di limitare l’impatto sociale di tale decisione identificando con la controparte sindacale le migliori soluzioni praticabili, in coerenza con gli schemi di accordo già sperimentati – si legge in una nota diramata dall’azienda -. In tale contesto abbiamo evidenziato la disponibilità ad intraprendere un percorso negoziale al fine di individuare tali soluzioni in tempi brevi anche con il coinvolgimento delle Istituzioni». L’azienda ha ribadito che l’insediamento industriale di Vittuone continua ad essere un asset strategico nella struttura di Abb Italia per tutte le altre attività presenti nel sito. Abb ha anche accettato la richiesta dei sindacalisti per un incontro a Roma, nella sede del Ministero dello Sviluppo economico.

«Il confronto al tavolo ministeriale è importante non solo per la questione di Vittuone. Vogliamo soprattutto capire qual è la politica industriale che questo gruppo intende portare avanti nel nostro Paese. Oggi sono a rischio 123 posti a Vittuone. Domani? Ce lo dicano con chiarezza da subito» ribadisce Antonio Del Duca, sindacalista della Fiom Cgil. In merito ai 123 posti di lavoro a rischio la Fiom non è per nulla soddisfatta delle assicurazioni fornite dalla dirigenza dell’Abb. «Gli schemi di accordo già sperimentati non sono sufficienti ed adeguati. In passato si è lasciato al libero arbitrio dei dirigenti del singolo stabilimento se e quali lavoratori accettare. Questo non è più possibile. Vogliamo garanzie precise e certe dei ricollocamenti all’interno del gruppo, ricollocamenti stabili e non interinali come è già accaduto nel 2016. Nessuno dei 123 lavoratori dovrà essere lasciato a casa». «Per questo motivo non ritengo che una soluzione sia dietro l’angolo, così come vuole l’azienda che sta già avendo pressione dai clienti per la mancata fornitura dei motori».

I lavoratori (circa 200) che ieri mattina hanno raggiunto Milano hanno sfilato dale 9,30 per le vie del centro con le loro bandiere, con i simboli delle organizzazioni sindacali, gli striscioni e i fischietti, richiamando l’attenzione svogliata dei passanti e degli automobilisti. Arrivati a San Babila si sono poi incolonnati in Corso Europa raggiungendo la sede di Assolombarda da via Larga a via Pantano. I lavoratori sono rimasti poi in presidio sino al termine del confronto. In settimana ci sarà un’assemblea nello stabilimento e si programmeranno le prossime iniziative di lotta.