"A pagare il prezzo della crisi sono state le imprenditrici"

Dall’analisi di Confartigianato sono le pmi guidate da donne ad avere subito i maggiori cali di fatturato nel 2020

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di Francesco Pellegatta

La pandemia ha allargato il gap di genere tra gli imprenditori. Secondo uno studio condotto da Confartigianato, nel 2020 gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno ridotto in media del 25,8% il fatturato delle piccole medie imprese presenti nell’Alto Milanese. Ebbene, i dati rispetto all’anno precedente dicono che le attività "femminili" hanno subito una perdita maggiore (-29,0%) rispetto a quelle gestite da uomini (-24,3%). Una differenza dovuta anche al fatto che le imprese femminili si concentrano per lo più in settori molto colpiti dalle restrizioni, quali calzaturiero, tessile e moda in genere; basti pensare al blocco di fiere, commercio al dettaglio e anche alle limitazioni sui mercati esteri.

Senza dimenticare tutto il comparto delle estetiste. Inoltre, tra gli imprenditori con figli o persone non autosufficienti di cui prendersi cura, le maggiori difficoltà nella gestione della situazione vengono segnalate ancora dalle donne, con il conseguente influsso negativo sui risultati d’impresa (-31,2% nel 2020).

"Le donne imprenditrici stanno pagando il conto più salato della crisi innescata dal Covid 19 – ha sottolineato il presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese, Gianfranco Sanavia –. Ora più che mai il tema dell’impresa femminile va rimesso al centro". Allargando lo sguardo, però, incertezza e burocrazia restano i problemi principali per tutte le Pmi, sia maschili sia femminili.

Nella prima metà dell’anno in corso le imprese prevedono una riduzione dei ricavi del -15,7% e le categorie che segnalano perdite più pesanti (superiori al 30%) sono il trasporto persone, alimentari, moda, area benessere e grafici. Una parte di imprenditori prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre emergenza sanitaria solo entro la prima metà del 2022. "I dati ci dicono che nel 2020 le imprese dell’Alto Milanese sono state resilienti – ha aggiunto Sanavia –, c’è stato un calo delle imprese attive solo dell’1%, ma la resilienza non basta: servono certezze e investimenti". "Oggi viviamo una fase fluttuante – ha aggiunto il segretario di Confartigianato Alto Milanese, Giacomo Rossini – e il continuo apri e chiudi sarebbe da evitare. Per il resto aspettiamo con fiducia il "Ristori 5". Il meccanismo usato fino a oggi che prende in esame la differenza tra il mese di aprile del 2020 rispetto a quello del 2019 è limitante. Confartigianato ha chiesto che sia legato al reale calo di fatturato determinato dal Covid, ma con un meccanismo che favorisca le imprese che hanno mantenuto invariati i costi fissi".