Magenta, 29 agosto 2013 - Il lavoro non c’è più. Così come la speranza di tornare nella fabbrica dove per anni hanno prodotto filo di acetato di cellulosa venduto in tutto il mondo. Eppure sono ancora lì. Davanti a quel che resta della ex Novaceta, fallita nel luglio 2010. «Ora la battaglia è per l’ambiente e la salute di Magenta», raccontano gli operai nel presidio ancora allestito fuori dai cancelli.

Tutte le mattine raccolgono firme per chiedere all’Amministrazione comunale un Consiglio comunale. Alcuni ex cassintegrati ora in mobilità hanno aderito al Movimento Popolare Dignità e Lavoro. Un’esperienza che non si è esaurita nella lista civica che ha appoggiato la candidatura di Sergio Prato alle elezioni amministrative del maggio 2012. «Ci siamo e vogliamo fornire il nostro contributo alla città sui temi che conosciamo», spiega Mario De Luca, uno dei portavoce.

Novaceta non ha segreti per loro. Conoscono ogni angolo dell’area industriale, 220mila metri quadrati di proprietà di UniCredit. La banca ha affidato a una società le operazioni di riqualificazione. «Vogliamo capire se c’è ancora amianto e come è stato smaltito», dichiara De Luca. «È da più di un anno che auspichiamo un Consiglio comunale aperto. Ma l’Amministrazione comunale non ci ascolta». La prima richiesta risale al giugno 2012. Poche settimane dopo l’insediamento della nuova Giunta Invernizzi, gli ex operai hanno protocollato in Comune le carte per una seduta aperta del Consiglio. Con la possibilità di convocare tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di bonifica e riqualificazione del sito vicino alla ferrovia: la proprietà, la società incaricata, Arpa, Asl e il Comune.

«I solleciti hanno prodotto solo due sterili incontri con l’assessore competente», attacca il Movimento Popolare Dignità e Lavoro. «A metà luglio il sindaco ha pubblicato un’ordinanza. Il documento sostiene che a fronte di supervisioni da parte degli enti preposti alcuni edifici devono essere abbattuti poiché pericolosi per le persone e per l’ambiente». Gli ex lavoratori Novaceta chiedono con urgenza un Consiglio comunale aperto per illustrare «in modo pubblico e trasparente» il piano di bonifica.

«Se bonifica deve essere — avvisano gli operai in mobilità — che non sia il solito intervento all’italiana. Ci sono 220mila metri quadrati distanti 500 metri dal centro di Magenta». La raccolta firme proseguirà sabato in piazza Liberazione. La petizione ha già superato un centinaio di adesioni dopo i primi banchetti di sabato scorso in viale Piemonte e l’arrivo di tanti cittadini al presidio negli ultimi giorni.

di Luca Balzarotti