di Francesco Pellegatta

Robecco Sul Naviglio, 7 ottobre 2012 — «Le strade della provincia di Milano sono discariche a cielo aperto». Questa la denuncia che viene da Giuseppe Beretta, guardia ecologica volontaria di Robecco sul Naviglio da ben 17 anni. Girando per i comuni della zona a controllare lo stato di pulizia delle strade ne ha viste tante: divani, lavatrici, motorini, per non parlare dei sacchi della spazzatura che vengono gettati anche all’interno della riserva del Parco del Ticino.

Il problema, come succede spesso, è di natura burocratica: «Sembrerà strano ma noi guardie ecologiche non possiamo raccogliere nemmeno un pezzo di carta». La procedura per quanto riguarda le strade di competenza comunale dice che i rifiuti devono essere segnalati tramite un verbale, inviato all’amministrazione e in provincia. Bisogna poi scoprire se il tratto è di un privato e in quel caso spetta al comune mandare una comunicazione che invita il proprietario ad eliminare lo sporco, questo comporterà una successiva verifica a livello locale e da parte della provincia. Se il terreno non appartiene ad un privato sarà compito degli operatori comunali in una fase successiva. I tempi, nel migliore dei casi, non sono quasi mai inferiori a tre settimane per qualche semplice sacco, ma sufficienti a generare un accumulo preoccupante.

«Molto spesso le amministrazioni appaltano alle aziende che si occupano della raccolta solo le strade all’interno dell’abitato, per contenere i costi. Questo porta mucchi di detriti sulle strade di collegamento fra i paesi e sulla sponda del Naviglio». In sostanza la pulizia delle vie di raccordo fra i centri abitati è spesso lasciata al senso civico degli abitanti della zona. Le vie di competenza provinciale invece seguono una regola curiosa: la pulizia è permessa a fianco dei tratti stradali solo per una lunghezza di pochi metri, che di solito varia da un minimo di un metro ad un massimo di sei, a seconda della larghezza del bordo strada.

Questo significa che in media un sacchetto gettato in un campo esce dalla competenza provinciale, e capita di vedere i mezzi che ritornano nei depositi semi-vuoti, «non perché non ci sia spazzatura- testimonia sempre Beretta – ma perché gli operatori hanno il divieto di raccoglierla». Durante l’estate la vegetazione fitta nasconde i rifiuti più piccoli, e spesso ci pensa la macchina taglia erba a spargere il contenuto dei sacchi nei prati. Così d’inverno, quando manca il verde, si ha l’impressione di circolare in una discarica.

Francesco Pellegatta