Arluno, 13 gennaio 2011- «Non volevo ucciderla. Mi si è spenta la luce e ho combinato un disastro». Un momento di follia, quello che Roberto Cecchetti, 28 anni, l’ex fidanzato di Monica Savio, 36 anni, l’operaia di Vittuone uccisa ad Arluno, ha descritto agli inquirenti. «Una ricostruzione precisa dei fatti - commenta Giovanni Bosco, l’avvocato difensore del giovane residente a Soriano, frazione di Corbetta -. È stato un raptus di cui il ragazzo si è pentito un attimo dopo». Ieri per il presunto omicida è stato il giorno dell’udienza preliminare davanti al Gip di Milano, Gianfranco Criscione, che nelle prossime ore confermerà il fermo disposto dal pubblico ministero, Grazia Pradella. «Il mio assistito si è assunto la responsabilità del gesto - spiega il legale di Abbiategrasso -. Valuteremo quale strategia processuale adottare. Non è stato un omicidio premeditato: le conseguenze sono andate al di là della volontà di Cecchetti». Secondo la difesa, Monica Savio sarebbe stata vittima di un delitto preterintenzionale. «Il ragazzo sostiene che la tragedia sia avvenuta in seguito a una discussione accesa - rivela l’avvocato Bosco -. Una lite come tante che è degenerata ed è finita come non avrebbe mai dovuto finire, dopo un aperitivo in un pub».

In base alla ricostruzione raccontata da Cecchetti al legale, il delito si sarebbe consumato a pochi metri dal parco Toti, dove, domenica sera, un passante - o una coppia - hanno avvistato il corpo di Monica . «Il ragazzo dice di esser sceso dall’auto - racconta Bosco - e di esser stato offeso. A scatenare il raptus sarebbe stato il lancio del telefonino da parte della donna. A quel punto il mio assistito ha picchiato la ragazza. Quando se ne è andato, il corpo era ancora in vita. Era convinto di non averla uccisa». A quel punto Cecchetti si sarebbe allontanato da via Mazzini per rientrare a casa, probabilmente a piedi, come lascerebbe intendere il ritrovamento dell’auto della donna vicino ai giardinetti. A sostegno del racconto dell’imputato ci sarebbero alcuni rilievi fotografici che attestano lievi graffi sul collo del giovane. Se la dinamica lascia spazio ormai a pochi dubbi - la ragazza è morta in seguito ai pugni scagliati con una violenza inaudita, come recita nel capo di imputazione il pm Pradella, e a uno strozzamento, dopo che l’ex fidanzato sarebbe stata a guardarla un quarto d’ora in stato agonizzante - restano da chiarire ancora tanti particolari, a cominciare dai rapporti tra il presunto omicida e la vittima.

Secondo i familiari della donna, infatti, tra Roberto e Monica ci sarebbero stati solo pochi mesi di «normale frequentazione in compagnia». La difesa, invece, parla di una «relazione di 7-8 mesi interrotta da qualche tempo e di un riavvicinamento nelle ultime settimane». La vittima ha cambiato numero di cellulare per non essere più cercata, come raccontato dalla sorella Cesarina, oppure tra i due vi sarebbe stato un legame tale da giustificare una pizza ultimamente?