Magenta, 29 ottobre 2010- Sembrava un piatto di innocui chiodini, i funghi che in autunno crescono in gran numero lungo i fossi e nei boschi del Parco del Ticino. Invece insieme ai chiodini è finito in padella anche un esemplare di Amanita Phalloides. È il fungo in assoluto più pericoloso: basta mangiarne una piccola dose per rischiare la morte. Lo hanno sperimentato di persona due coniugi magentini, entrambi ultrasessantenni, che nei giorni scorsi sono stati ricoverati d’urgenza al Pronto soccorso del Fornaroli dopo aver pranzato a base di funghi. Qualche ora dopo il pasto i primi sintomi: nausea e diarrea. Gli esami clinici hanno subito confermato i sospetti dei medici, che hanno diagnosticato un’intossicazione da funghi.

Al momento del ricovero si temeva il peggio. Infatti marito e moglie risultavano entrambi positivi al test sulla tossina amanitina. E il quadro clinico preso in considerazione dai medici è stato quello di un’intossicazione da Amanita Phalloides. I timori più gravi riguardavano l’uomo, che aveva mangiato una quantità più grande di funghi rispetto alla moglie e che quindi aveva anche ingerito senza saperlo una maggiore quantità di tossine. Ci sono voluti diversi giorni e un’apposita terapia intensiva per evitare il peggio. La prima a essere dimessa è stata la donna, che presenteva un quadro clinico più favorevole. L’uomo si trovava ancora ieri in cura nel reparto di Medicina. Verrà dimesso a breve. Per sicurezza, i due coniugi dovranno sottoporsi nei prossimi giorni a una serie di ulteriori esami clinici. Non è la prima volta, quest’anno, che una famiglia finisce in ospedale per intossicazione da funghi. Altri casi si sono già registrati negli ultimi mesi, fra l’estate e l’autunno, quando boschi e campagne si popolano di numerose specie di funghi. Fra queste, anche le specie tossiche e mortali, come l’Amanita Phalloides.

È un fungo che i cercatori non competenti scambiano di solito per un chiodino, soprattutto quando l’esemplare è piccolo. Ma si tratta del fungo più pericoloso presente nel nostro Paese. Contiene infatti sostanze velenose che risultano mortali anche in piccole quantità: la dose letale è di 0,1 milligrammi per ogni chilo di peso. Per un adulto possono perciò essere sufficienti soli 20 grammi di fungo fresco. I primi sintomi dell’avvelenamento si manifestano tra le 6 e le 24 ore dall’ingestione, con nausea e diarrea profusa. A distanza di circa due giorni, il fungo ha modo di danneggiare il fegato,determinando un’epatite fulminante. La prevenzione è senza dubbio l’arma più valida per non incappare nei potenziali rischi che possono celarsi nei funghi. Perciò vale sempre la pena far controllare i funghi che si sono raccolti agli esperti del servizio di Igiene pubblica dell’Asl. Il servizio è gratuito e grazie a questo semplice espediente si può evitare il rischio di mettere un veleno dentro il piatto.