"Fateli giocare": lettera al baby brianzolo "scartato" dalla scuola calcio

Le parole del presidente degli arbitri della sezione di Lecco

Due piccoli calciatori in una foto di repertoio

Due piccoli calciatori in una foto di repertoio

Lecco, 18 ottobre 2019 - «Cari genitori del bimbo escluso dalla squadra di calcio perché “scarso”, mi rivolgo a voi...». Comincia così la lunga lettera di Stefano Giampaolo, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri (sezione di Lecco), il quale ha voluto mandare un messaggio di conforto alla famiglia del piccolo M.,di solo 8 anni, mandato via da una scuola calcio di Cernusco Lombardone (cui il Monza ha già revocato l’affiliazione) alla vigilia della sua prima stagione da “pulcino“ perché la sua presenza «avrebbe rallentato la crescita della squadra» «Da dirigente arbitrale e calcistico, ma prima ancora da padre - prosegue Giampaolo - sono rimasto molto colpito dalla notizia riguardante vostro figlio. Non oso immaginare la vostra rabbia, e contestualmente invece vivo sulla pelle quella che sarà stata la frustrazione e la delusione del bambino. Non rientra nel mio ruolo giudicare l’operato e le decisioni delle società di calcio. Anche se quotidianamente visitando e frequentando i campi della provincia non fatico ad imbattermi in situazioni dove anche a livelli molto bassi, si è convinti di giocare la Champions League o la Serie A. Ad oggi non sono in grado di offrire nulla a vostro figlio, di concreto, per fare l’arbitro bisogna avere almeno 15 anni ed una certa consapevolezza. Sono convinto che ad 8 anni un bimbo voglia e debba giocare, giocare e giocare. Divertirsi. Ma ho sentito il bisogno di scrivervi, per manifestarvi tutta la mia solidarietà e per raccontarvi che esiste un mondo che il calcio lo vive per davvero».

Nella lettera il presidente Aia di Lecco sottolinea poi con quale spirito si dovrebbe scendere in campo. «Nel corso di una riunione con le società, una persona mi disse che i miei arbitri devono essere preparati perchè la domenica in campo è una Guerra. Io risposi: nella FIGC la lettera G è presente, ma non è la G di Guerra, è la G di Gioco. Dobbiamo ricordarcelo tutti. Perchè quando succedono queste cose, come quella di vostro figlio, forse ce ne stiamo un po’ tutti dimenticando». E ancora,prima della chiosa finale: «Il Calcio è principalmente un Gioco. Ed in un gioco non può esserci solo selezione, ma soprattutto formazione. Questo quello che cerchiamo di fare noi nelle categoria di ingresso. Ogni ragazzo che viene a fare l’arbitro, fino a che non è formato e preparato non andrà alle categorie regionali, ma non verrà mai messo fuori squadra. Piuttosto si continuerà ad assisterlo e spronarlo a migliorarsi come uomo e come atleta. Ma sempre con l’obiettivo di divertirsi. Spero che un domani vostro figlio possa trovare la propria strada nella vita e nello sport. E se vorrà conoscere anche il nostro mondo per vedere il calcio da un’altra prospettiva saremo lieti di accoglierlo. Lato vostro non smettete mai di supportarlo... lato nostro mi piacerebbe farvi avere un fischietto ed un taccuino con i cartellini ufficiali da regalare a vostro figlio, siamo certi che si divertirà...».