Alla Legler in 18 come "fantasmi": da quattro mesi senza stipendio

Costretti a vivere in un limbo i dipendenti dei tre negozi di Calolziocorte, Ponte San Pietro e Treviolo

I lavoratori dopo la chiusura dei tre negozi del gruppo sono senza ammortizzatori sociali

I lavoratori dopo la chiusura dei tre negozi del gruppo sono senza ammortizzatori sociali

Calolziocorte (Lecco) - ​Da ormai quattro mesi non lavorano e non prendono un centesimo di stipendio. Sono sospesi un limbo i 18 dipendenti della Legler di Calolziocorte, nel Lecchese, Ponte San Pietro e Treviolo nella Bergamasca: i tre negozi chiusi a fine aprile con il pretesto di una ristrutturazione, avrebbero dovuto riaprire nel giro di breve, ma così non è stato. I lavoratori nel frattempo avrebbero dovuto continuare ad essere pagati, però non è successo nemmeno questo. "Siamo senza stipendio e non abbiamo nemmeno ammortizzatori sociali, perché non siamo in cassa integrazione né disoccupati – raccontano per tutti Sonia Biava, 53 anni, 36 dei quali di servizio alla Legler e la collega Barbara Maszynska di 58, di cui 21 alla Legler, che ieri hanno manifestato a Calolzio -. Non possiamo neppure dimetterci e nemmeno cercare un altro posto, perché perderemmo tutti gli arretrati... Questa situazione di incertezza è tremenda. Abbiamo figli da mantenere, mutui da saldare, bollette sempre più alte da pagare. Stiamo rinunciano a tutto, resistere però è difficile".

Una collega purtroppo non ha retto e ha tentato un gesto estremo. La situazione è complessa: la Legler in liquidazione è stata ceduta a un’altra società, la Armonie, e poi a un’altra ancora, la Sinergie e a giugno, forse, ad una terza, la Mb. Nei vari passaggi ogni dipendente è stato assunto da società diverse, in maniera tale che a nessuna facciano capo più di 15 in modo che abbiano meno diritti e tutele. "I punti vendita sono chiusi da tempo e non si hanno più risposte certe su eventuali riaperture – denunciano Matteo Errico, sindacalista della Filcams Cgil di Bergamo e Rino Maisto della Filcams di Lecco -. Oggi siamo qui con loro per difendere il loro diritto al posto di lavoro e rendere pubblica la situazione surreale che stanno affrontando. Chiediamo solidarietà a tutti: clienti affezionati, cittadini, amministratori locali". Intanto i manager della casa madre assicurano che entro domani pagheranno gli arretrati e che a settembre i negozi riapriranno.

Garantiscono pure che non c’è stato alcun affitto alla Mb, l’ultima società subentrata, sebbene le carte e i contratti indichino altro. Lo stabile del complesso commerciale ormai chiuso è inoltre in vendita a quasi 2 milioni di euro. La storica azienda, fondata nel 1901 a Ponte San Pietro dal proprietario del cotonificio Matteo Legler, era in concordato preventivo già dal 2019. Legler ha chiuso il comparto tessile, rilevato recentemente da una grossa società cinese, tenendo invece aperto, attraverso un trasferimento d’azienda, il ramo alimentare.