Lecco, allarme di Confindustria: "Strade e ponti le note dolenti"

Porro e Riva preoccupati per la competitività delle loro imprese costrette a convivere con infrastrutture carenti

Lorenzo Riva e Fabio Porro sul palco di Lariofiere

Lorenzo Riva e Fabio Porro sul palco di Lariofiere

Lecco, 16 novembre 2018 - «Sapete cosa manca al nostro Paese? Il futuro». Non hanno dubbi Fabio Porro e Lorenzo Riva, numeri uno di Unindustria Como e Confindustria Lecco e Sondrio che ieri a Lariofiere hanno celebrato l’assise degli industriali delle tre province che sole rappresentano, solo dal punto di vista del manifatturiero, una potenza da 10 miliardi di euro forte di 9.500 imprese e oltre 100mila addetti. Un territorio unico dal punto di vista dell’economia, ma tuttora segnato da un forte gap infrastrutturale. «Un’ora da Como a Lecco e altrettanto per arrivare a Sondrio rappresentano una vera e propria separazione fisica, quasi un muro – ha sottolineato Fabio Porro –. Strade vecchie, lente, insicure, per le quali gli interventi recenti si contano sulle dita di una mano e rappresentano, quando va bene, un costo economico e quando va male un costo in termini di vite umane».

Impossibile non pensare al crollo del ponte di Annone sulla Statale 36, antesignano di altre sciagure che si sono ripetute in tutta Italia fino alla tragedia del Ponte Morandi di Genova. «Il simbolo di una situazione non più sostenibile – ha rilanciato Lorenzo Riva –. La questione del gap infrastrutturale è notissima nel lecchese così come in Valtellina, che per decenni ha corso il rischio di trasformarsi in una valle chiusa. Un pericolo che corre ancora, nonostante sia stato ottenuto qualche miglioramento con la recente apertura della variente di Morbegno lungo la Statale 38. Migliorare le infrastruttura significa innescare un volano per la crescita economica del territorio. Siamo seriamente preoccupati da un clima di avversione non solo per le imprese, ma spesso anche per il progresso: rinunciare alle grandi opere significa tagliarci fuori da un mondo che invece continua a correre». Altro tema caldo il lavoro, che come ha ricordato il numero uno di Unindustria Como «non si crea con una legge, ma si può distruggere con un decreto».

Una critica tutta rivolta al Decreto Dignità in vigore dal primo novembre. «La dignità sta nel riconoscere che la persona è la risorsa più importante dell’impresa – ha sottolineato Porro – ma non si può pensare che la dignità del lavoro dipendente dipenda dal grado di inamovibilità di chi lavora. Sono altre le soluzioni che si meritano le nostre imprese e più in generale il nostro Paese che è al terzultimo posto in Europa per tasso di occupazione, preceduto solo da Spagna e Grecia». Le imprese di Como, Lecco e Sondrio chiedono di poter creare nuovi posti di lavoro, ma senza ricorrere a «metodi che forse potevano funzionare 50 anni fa». L’appello è ai giovani, per convincerli che «lavorare in fabbrica è cool». «Le nostre aziende non solo offrono grandi opportunità di realizzazione – ha concluso Porro – ma anzi soffrono di una cronica difficoltà nel trovare le competenze delle quali hanno bisogno». Una sfida che passa anche dai giovani imprenditori, ai quali Lorenzo Riva ha rivolto il suo appello accorato. «Siamo preoccupati, ma non spaventati e soprattutto siamo determinati a perseguire la crescita – ha concluso tradendo un po’ di emozione – A voi ragazzi dico di usare la testa e farlo bene. Sviluppate un pensiero critico, autonomo, che non può formarsi solo attraverso i social. Leggete, viaggiate, costruite relazioni nuove. Ribellatevi a chi vi chiede di rinunciare a raggiungere obiettivi alti. Guardate lontano con passione e coraggio. È quello che accade ogni giorno nelle nostre imprese, quello che serve per il futuro di tutti noi».