Valmadrera: Aerosol, produzione e stipendi ancora in alto mare

I 66 lavoratori dell'azienda chiedono garanzie su un futuro che per ora è fosco

Dipendenti Aerosol fuori dalla sede della Provincia di Lecco (Cardini)

Dipendenti Aerosol fuori dalla sede della Provincia di Lecco (Cardini)

Valmadrera (Lecco), 7 marzo 2018 - I 66  lavoratori della Aerosol Service sono in attesa di capire quale sarà il futuro dell’azienda. Domani pomeriggio, alle 15, i dipendenti dell’azienda cosmetica e farmaceutica saranno sotto gli uffici della Provincia di Lecco in presidio. Al tavolo, invece, si siederanno il padrone di casa, il vicepresidente Giuseppe Scaccabarozzi, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e i vertici della azienda di Valmadrera.

"La produzione non può riprendere a causa della mancata sistemazione delle prescrizioni ricevute dall’Arpa e dai vigili del fuoco – spiegano Nicola Cesana (Filctem Cgil), Enrico Ferni (Femca Cisl) e Celeste Sacchi (Uiltec Uil) –. La ragione, come succede ormai da tempo, è legata alla mancanza di liquidità, la stessa che ha portato i dipendenti a essere in arretrato, con oggi, di cinque mesi di stipendio. In questo senso, l’impegno più importante assunto dall’amministratore unico di Aerosol, Giovanni Bartoli, al tavolo di crisi istituzionale alla Provincia di Lecco, ad oggi non risulta essere stato rispettato: il dirigente si era impegnato a sottoscrivere un aumento di capitale necessario per consentire la ripresa della produzione ma quei soldi (500mila euro, ndr) al momento non sono ancora arrivati".

A questo punto, i lavoratori e le organizzazioni sindacali ritengono che l’unica strada percorribile alternativa al fallimento della società sia consentire a chi è realmente intenzionato a portare avanti l’attività industriale di farlo. "Ma non a speculare – proseguono –. Serve che rilevi questa attività che può essere ancora importante e redditizia. È del tutto evidente che qualora l’atteggiamento della proprietà e di Bartoli siano di chiusura a questa possibilità, la risposta dei lavoratori sarà durissima e nessuna strada possibile, legale e contrattuale, verrà esclusa". Dopo l’incontro dello scorso 14 febbraio, sempre al tavolo provinciale, era stato sbloccato uno stipendio. Alla fine i sindacati erano riusciti a strappare qualche promessa. La settimana successiva il Consiglio di amministrazione si è trovato per un aumento di capitale che sarebbe dovuto essere effettuato grazie a un nuovo partner industriale interessato a rilevare l’azienda, ma di questa cosa ancora non si hanno notizie. Il lavoro sarebbe dovuto ripartire lunedì 26 febbraio, con un incremento dal 5 marzo. Ma così non è stato.