Lecco, 12 novembre 2012 - Il settore dell’edilizia lecchese si sta sgretolando. Negli ultimi tre anni gli iscritti alla cassa edile, ovvero i muratori e gli operai, sono quasi dimezzati, passando da 6mila a 4mila. Geometri, tecnici, amministrativi, progettisti, imprenditori e padroncini invece sono passati a 9.500 a 7mila. Nel giro di pochi mesi sono stati persi migliaia e migliaia di posti di lavoro.

Attualmente altri 900 addetti si trovano poi nel limbo della cassa integrazione, molti dei quali con nessuna prospettiva di un altro impiego. Come la sessantina di dipendenti di quella che era la BetonVilla di Merate, una delle società storiche del comparto. Si tratta dei manovali e degli impiegati che purtroppo non operavano nei due rami aziendali rilevati dai vertici della Nord calcestruzzi e della Fimet, le realtà nate sulle ceneri dell’ex colosso edilizio in seguito al fallimento della Spa di via Laghetto di Brugarolo.

«Adesso si trovano in regime di cassa in deroga - spiega Claudio Cogliati, segretario provinciale della Filca - Cisl, il sindacato di categoria -. A fine anno, tuttavia, non potranno più disporre degli ammortizzatori perchè non sono possibili ulteriori proroghe».

Alcuni potranno contare almeno sulla mobilità, molti unicamente sulla disoccupazione. Ma hanno poca fiducia nel futuro anche i 144 della Fumagalli di Bulciago in cassa straordinaria. Alcuni industriali sarebbero interessati ad acquisire lo stabilimento brianzolo, ma non c’è nulla di concreto se non la procedura di fallimento.

E poi i 36 della Valagussa sempre di Merate, senza stipendio da mesi e i 18 della Rdb di Lomagna. «Più tutti coloro che fanno parte del “grigio”, un mondo sommerso di dipendenti trattati come autonomi perchè costretti alla partita Iva, l’asse portante della nostra economia, che sfuggono alle statistiche ufficiali», avverte il sindacalista.

D.D.S.