Dieci anni dalla morte di Vik Arrigoni, il pacifista che amava la Palestina

Rapito e ucciso a Gaza da terroristi salafiti. Il suo motto “Restiamo umani“ è diventato un’esortazione che ha motivato le lotte di tanti popoli

Vittorio Arrigoni con la bandiera della Palestina

Vittorio Arrigoni con la bandiera della Palestina

Bulciago (Lecco) - "Stava raccogliendo un racconto sui lavoratori palestinesi, sui pescatori che aveva seguito in mare. Non sappiamo ancora cosa sia successo di preciso a Vittorio. L’unica certezza per ora è quel video. Dobbiamo capire come fare ad aiutarlo. Lo aspettavamo", spiegava Egidia Beretta con la voce tremante al telefono. L’incubo a casa Arrigoni a Bulciago si era materializzato nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2011 con le tremende immagini di Vittorio, bendato e con un nastro isolante che gli stringeva la testa, in un video diffuso su YouTube.

Vittorio non tornò mai a casa. Sono passati dieci anni da quando fu rapito e ucciso da un gruppo terroristico che si dichiarò jihadista salafita. Pacifista, attivista per i diritti umani, scrittore, blogger e innamorato della causa del popolo palestinese, Vittorio Arrigoni, Vik per tutti, era molto amato a Gaza dove fu organizzata anche una manifestazione per chiedere il suo rilascio. Non ci fu nemmeno il tempo. Aveva 36 anni. Sui reali motivi del rapimento e della sua morte non è mai stata fatta piena chiarezza. Arrigoni era stato uno dei pochissimi a rimanere nella Striscia durante l’assedio israeliano nell’agosto del 2008. Aveva documentato l’operazione Piombo Fuso per 22 giorni. In Italia aveva ricevuto diversi riconoscimenti in Italia e il premio “Città Sasso Marconi”.

Nel 2008 era stato anche arrestato dai militari di Tel Aviv, ma questo non aveva mai fatto venire meno la sua voglia di raccontare. Poco prima di essere rapito si era imbarcato insieme ai pescatori della Striscia come scudo umano. La sua presenza permetteva loro di superare il blocco militare israeliano che costringeva alla fame i lavoratori del mare. I suoi reportage da Gaza si chiudevano sempre con il motto “Restiamo umani”. Un’esortazione che ha fatto il giro del mondo. Dopo il suo omicidio si tenne una toccante cerimonia di addio a Gaza e poi a Bulciago, dove viveva la famiglia. A Pasqua il palazzetto dello sport era gremito per l’addio a Vik. A rendergli omaggio c’era anche una delegazione del governo palestinese.