Restare aggrappati ai treni in corsa: l’ultima sfida mortale da social

L’ad di Trenord ha denunciato il fenomeno al dirigente Polfer

Cinzia Farisè, amministratore delegato Trenord

Cinzia Farisè, amministratore delegato Trenord

Lecco, 18 giugno 2017 - Aprono le porte dei treni in corsa e si aggrappano all’esterno dei vagoni in marcia. È la nuova sfida tra i ragazzini delle scuole superiori che prendono i treni della linea Milano – Lecco via Carnate. A lanciare l’allarme è l’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè, che nei giorni scorsi si è rivolta con una lettera direttamente al prefetto di Lecco Liliana Baccari e al dirigente della Polizia ferroviaria regionale Maria Cervellini per denunciare quanto avviene in carrozza. «In questi ultimi mesi si assiste con maggior frequenza a giovani che, per mero gesto di sfida o divertimento, aprono le porte del treno in movimento e vi si aggrappano all’esterno», avverte.

Alle scene in almeno un paio di occasioni hanno assistito direttamente i capotreno, che, oltre a riferire poi gli episodi ai diretti superiori, sono intervenuti per richiamare i ragazzini, ma «costoro – prosegue l’ad della società che gestisce il servizio di trasporto ferroviario in Lombardia –, con assoluta aggressività, li hanno minacciati e allontanati anche fisicamente». Il che significa che li hanno spintonati.

Il fenomeno, denunciato la prima volta a maggio, pare diffuso tra gli studenti, specialmente a lezioni finite, con più tempo libero a disposizione e soprattutto treni meno affollati. Alcuni filmati circolano anche in rete, specialmente in Snapchat e Telegram, social network «chiusi», in chat in cui vengono invitati a partecipare solo coetanei fidati, in modo che i genitori non riescano a scoprire quello che combinano i figli. L’altra sfida del momento diffusa tra alcuni giovanissimi pendolari è quella di manomettere i comandi dei treni, utilizzando le chiavi quadre, che si possono comperare in qualsiasi ferramenta o negozio per il fai da te, per aprire e chiudere porte, spegnere e accendere le luci di bordo, persino entrare nella cabina di guida riservata al macchinista. «Si tratta di comportamenti innanzitutto pericolosi – prosegue Cinzia Farisè -, ma che causano pure ritardi alla circolazione e perdite economiche». L’unica consolazione è che al momento nessuno si è fatto male. Ma ancora per quanto?