Teva, lo stabilimento chiude Ma gli impianti saranno venduti

Bulciago, caccia a nuovi investitori per la riconversione. L’ipotesi: produrre vaccini anti-Covid

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di Daniele De Salvo

La ritirata degli israeliani della farmaceutica Teva dallo stabilimento di Bulciago che verrà chiuso è confermata, ma gli impianti verranno ceduti a eventuali investitori interessati. Per i 109 dipendenti dell’ex Chimica, come viene comunemente chiamata in zona, significa intanto che potranno beneficiare di più mesi di cassa integrazione in caso di necessità, ma soprattutto che possono ambire ad avere un nuovo datore e specialmente un nuovo posto di lavoro se effettivamente si riuscisse a trasformare in realtà la disponibilità a passare la mano ad altri concorrenti. Si tratta di un capovolgimento di fronte e radicale rispetto all’annuncio iniziale di un paio di settimane fa da parte dei vertici del gruppo farmaceutico di Tel Aviv di voler dismettere il polo brianzolo per utilizzarlo come "discarica" per pezzi di ricambio di altri impianti, una prospettiva suonata come un "de profundis" perché preludio di licenziamenti e disoccupazione nel giro di tre mesi. "Rispetto alle comunicazioni e agli intendimenti originari è stata accolta la nostra richiesta di cedere lo stabilimento che l’anno scorso ha compiuto il mezzo secolo ma che è ancora perfettamente funzionante – conferma Nicola Cesana, segretario generale della Filctem Cgil di Lecco –. È un primo segnale di apertura importante, perché noi siano convinti che ci siano i margini per i subentro di altri competitor, specie in questo particolare momento in cui le azioni, i guadagni e gli investimenti di chi opera nel settore della farmacia volano a causa della pandemia". La fabbrica potrebbe ad esempio essere riconvertita dalla produzione di principi attivi per farmaci generici da banco a quella per sostanze per vaccini anti-Covid, come suggerito per primo con un’interrogazione parlamentare dal deputato dem Gian Mario Fragomeli.

"Per ora è solo di una disponibilità dichiarata a parole a cui dovranno seguire provvedimenti concreti – invita comunque alla prudenza il sindacalista –. Per questo il presidio permanente che abbiamo allestito fuori dallo stabilimento e lo stato di agitazione permangono". Quest’oggi intanto è previsto un incontro in prefettura e nei prossimi giorni un’audizione in Commissione regionale Attività produttive durante i quali la disponibilità al passaggio di mano dovrebbe essere confermata dai dirigenti della multinazionale.