REDAZIONE LECCO

Sette minuti per rubare 83 milioni A processo gli autori del colpo fallito

Sette minuti per rubare 83 milioni A processo gli autori del colpo fallito

Avevano in mente di svaligiare il caveau della Mondialpol Vedetta 2 a Calcinato sbriciolando nel giro di sette minuti cronometrati le pareti con un potente escavatore, e di impadronirsi di 83 milioni in contanti. Poi per garantirsi la fuga e rientrare al sud, volevano scatenare l’inferno gettando chiodi sulle strade chiuse preventivamente da venti mezzi rubati e imbottiti di molotov, così da rallentare l’intervento delle forze dell’ordine. Era la sera dell’11 marzo 2022. Il colpo del secolo sfumò perché 70 Nocs sguinzagliati dalla DDA riuscirono a intercettare in un capannone di Cazzago San Martino un summit del gruppo di fuoco armato di fucili e kalashnikov poco prima che entrasse in azione. Scattarono 31 arresti. Ora i protagonisti dell’assalto naufragato, cerignolesi e calabresi capeggiati dai presunti boss Tommaso Morra, Giuseppe Iaculli e Giuliano Franzé, esperti in rapine ai blindati in mezza Italia, sono a processo in abbreviato. Quasi tutti speravano di sfilarsi dal procedimento patteggiando, ma in virtù della riforma Cartabia, che impedisce il patteggiamento ai recidivi, hanno ripiegato sul rito alternativo. Ieri in aula i primi imputati hanno raccontato la propria verità. La tesi condivisa è che non intendessero compiere una rapina ma un furto senza fare male a nessuno, tanto che l’assalto sarebbe stato in programma per le 22, quando la vigilanza se n’era già andata. Il colpo per l’accusa era stato pianificato con l’appoggio delle guardie giurate infedeli della Mondialpol Massimo Cannatella e Vincenzo Mustica. Grazie al supporto dei basisti - Cannatella per il pm era stato incaricato di fare delle riprese video nel caveau con una spy pen nascosta nelle mutande, anche se ieri in aula ha negato, sostenendo di non essere in grado di utilizzare un dispositivo del genere - i cerignolesi avevano accarezzato l’idea di ripulire anche due blindati. I progetti però erano stati accantonati perché il bottino non pareva sufficientemente allettante. Il pm Paolo Savio - sostituito in aula dai colleghi Erica Battaglia e Teodoro Catananti - ha contestato al sodalizio il metodo mafioso e l’agevolazione alle cosche ‘ndranghetiste Pelle di San Luca (RC) e Piarulli-Ferraro-Di Tommaso di Cerignola (Fo) (aggravante bocciata dal Riesame per metà degli arrestati, che hanno preso le distanze dall’addebito). Beatrice Raspa