Scintille al primo Consiglio, è scontro aperto in aula

Valsecchi ad alzo zero: "Saremo una spina nel fianco della maggioranza". Salta l’elezione del presidente del parlamentino, rinviata alla seduta di giovedì

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di Andrea Morleo

Scintille al primo consiglio comunale a conferma che le scorie della recente campagna elettorale sono tutt’altro che smaltite. C’era da aspettarselo in fondo e così la seduta mostra le parti arroccate sulle rispettive posizioni: la maggioranza che si fa forte "della scelta dei cittadini alle urne" ma al contempo chiede alle opposizioni "un patto sociale in questo difficile momento", come ricorda il sindaco Mauro Gattinoni in apertura e dall’altro le opposizioni che quella distensione fanno fatica ad accettarla con Peppino Ciresa a ricordare che "siete comunque lontani dai mille voti che ho preso al primo turno".

Un film già visto che solo la prima parte della seduta, quella più istituzionale con il giuramento del neosindaco sulla Costituzione e il saluto del prefetto uscente Michele Formiglio ("La coesione sociale inizia dalla coesione delle istituzioni. Io questa città l’ho amata, fatelo anche voi"), fa dimenticare per un attimo. Il clima da fair-play tra i consiglieri tutti con la mascherina, tra cui spicca quella tricolore di Giacomo Zamperini, è squassato dall’intervento di Corrado Valsecchi che ha riporta tutti sulla terra.

"Sento e leggo che saremo il ventunesimo consigliere della maggioranza. Niente di più sbagliato", dice il consigliere di Appello per Lecco che invece all’attuale coalizione di maggioranza ricorda che "senza il nostro appoggio Ciresa avrebbe vinto queste elezioni". Diventa anche più esplicito Valsecchi che al solito la “tocca piano“ rivolgendosi al sindaco: "L’endorsement per lei alla vigilia del ballottaggio è stato l’ultimo regalo che facciamo. Non faremo parte della maggioranza, saremo una spina nel fianco della maggioranza". Di qui in poi è bagarra con Emilio Minuzzo (Lecco Merita di più) a spiegare che "per la distensione bisogna essere in due" e a citare De Gasperi che consigliava di "promettere un po’ meno nel caso vinceste le lezioni. Noi saremo qui a ricordarglielo". Il clima si fa rovente e Alberto Anghileri (Con la Sinistra cambia Lecco) finisce col buttare benzina sul fuoco: "Al ballottaggio qualcuno pensava di aver già vinto, qualcuno ha scelto di veleggiare, qualcuno ha deciso di limitarsi a fare delle foto. Noi invece siamo andati in giro e abbiamo preso 800 voti in più". Dopo anni sull’Aventino, Anghileri promette alla maggioranza che "non saremo qui a schiacciare solo bottoni ma daremo il nostro contributo, saremo leali e rispetteremo il patto con gli elettori".

Filippo Boscagli (Lecco Ideale) ci mette “il carico“: "Alcune nomine in giunta, una in particolare, sembrano una dichiarazione di guerra e i segnali rispetto ad alcuni esponenti scelti non sono buoni. Sta a voi decidere con i fatti, e smettendola con gli slogan se è possibile condividere un percorso per la città o con la città. Noi faremo un’opposizione senza riserva ma nel merito delle proposte". A scavare il solco tra gli schieramenti ci pensa anche il neocapogruppo (ed ex assessore) Pd, Roberto Nigriello, che nel suo intrevento ricorda che "Brivio consegna una città in ordine, non come successe dopo il commissariamnento della giunta Faggi nel 2009". Cinzia Bettega (Lega) è un fiume in piena nella replica: "Non c’era niente di critico nella caduta del governo Faggi, come ha confermato la Corte dei Conti. Il sindaco Faggi è caduto per una mera questione politica. Il problema è che questa comunità soffre e sono dieci anni che è scivolata in basso. I passi di riavvicinamento non posso essere fatti se gli attacchi personali come quelli visti in campagna elettorale".

A Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) non par vero di entrare a “gamba tesa“. "Saremo gli scagnozzi dei lecchesi perché oltre alle favole di Alice nel paese dei balocchi servono i fatti". Salvo poi chiedere chiarimenti sulla "posizione di Simona Piazza, vice-presidente di Arci". Altro che distensione con Stefano Parolari (Lega) che alla prima votazione per eleggere il presidente del consiglio chiede alla maggioranza "un atto politico e il voto a Ciresa, come risarcimento".

Deposizione delle armi? Macché. Alla prima votazione Francesca Bonacina, candidata del Pd, ottiene 20 voti, contro gli undici di Ciresa e una “bianca“. Alla seconda stessi voti per il vice-sindaco uscente, 9 per Ciresa, 2 a Campione e una bianca. Si tornerà a votare giovedì in attesa di capire se il clima da guerra aperta continuerà o si trasformerà in guerra fredda.