Sciatore morto contro lo sparaneve Due indagati per omicidio colposo

Sono il direttore delle piste dell’Aprica e il presidente del CdA della Società Industrie Turistiche

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APRICA (Sondrio)

di Michele Pusterla

Primi indagati per il tragico incidente avvenuto il 7 gennaio su una pista da sci della Magnolta, all’Aprica, dove perse la vita l’architetto spezzino 29enne Giovanni Pieroni, schiantatosi contro un cannone sparaneve dopo avere perso il controllo degli sci durante una discesa in compagnia dei genitori Clara e Roberto e di un amico che lo precedevano di alcuni metri e pertanto non ebbero modo di assistere alla tragedia.

Un urto molto violento gli provocò un trauma toracico risultato fatale. Le condizioni del giovane, inizialmente soccorso dagli agenti della Polizia di Stato della Questura di Sondrio in servizio nella ski-area con il personale degli impianti, apparvero da subito gravissime e infatti Pieroni spirò su un elicottero di Areu verso l’ospedale del capoluogo valtellinese, mentre in un primo momento il velivolo era diretto al “Morelli“ di Sondalo.

La Procura ha aperto un’inchiesta, inizialmente a carico di ignoti, con l’ipotesi di omicidio colposo, effettuando il sequestro della pista e del “cannone“, ordinando i necessari sopralluoghi della Polizia Scientifica e disponendo l’autopsia a cura dell’anatomopatologo Luca Tajana dell’Università di Pavia. I magistrati, inoltre, hanno affidato una consulenza.

"In occasione dell’autopsia – spiega Giangusto Corvi, 67 anni, direttore delle piste della località turistica valtellinese – erano presenti anche i nostri periti in quanto sia io sia Domenico Cioccarelli, lui in qualità di presidente del CdA della società Sita, entrambi indagati per l’ipotesi di omicidio colposo, avevamo diritto a nominare un nostro consulente di fiducia. Fosse uscito appena due metri sopra, dal punto in cui è sbandato, una volta perso il controllo degli sci, il giovane sarebbe finito contro una pianta e non contro il cannone, peraltro regolarmente protetto da appositi materassini che ci forniscono le ditte specializzate. Siamo ovviamente molto dispiaciuti per quanto accaduto, anche se sereni sulle indagini in corso, che faranno chiarezza sul tragico incidente. Come difensore abbiamo nominato l’avvocato Alberto Gerosa di Morbegno".

Ovviamente, è bene precisarlo, lo stato di indagato non equivale a una pronuncia di colpevolezza. "Per quanto concerne la preparazione delle piste, ossia l’innevamento delle stesse – aggiunge Corvi – la competenza è in capo a un’altra squadra che non dipendeva da me".