Patagonia, Schiera e Marazzi scalano una cima inviolata e la chiamano Cerro Mangiafuoco

Arrivano i primi particolari della salita sulla cima del Campo de Hielo Norte in Patagonia

Sul tratto finale prima della cima

Sul tratto finale prima della cima

Lecco 26 gennaio 2019 - Hanno scalato una cima inviolata e gli hanno dato il nome di Cerro Mangiafuoco. Lo scorso 13 gennaio i Ragni di Lecco Luca Schiera, erbese, e Paolo Marazzi, comasco, hanno salito la vetta obiettivo del loro viaggio fra i ghiacci del Campo de Hielo Norte in Patagonia. Si tratta di uno dei ghiacciai più estesi al mondo, in una zona ancora alpinisticamente inesplorata. Ora che gli alpinisti si trovano nella zona più frequentata di El Chalten arrivano i nuovi particolari. Ci sono volute tre giornate di cammino fra il labirinto dei crepacci e l’immancabile vento di bufera prima di poter mettere le mani sulla montagna. Poi altri cinque giorni di attesa, bloccati in tenda dalla pioggia.

Dopo il riposo forzato le previsioni davano una finestra di un giorno e mezzo senza vento per il 14 gennaio. «Ripartiamo abbastanza leggeri con l’obiettivo di salire lo spigolo est della montagna senza nome che vogliamo salire – racconta Luca Schiera - Dormiamo sul posto da bivacco sul ghiacciaio Nef e arriviamo alla base della parete appena in tempo per vedere la linea e le condizioni, scaviamo una truna alla base e dormiamo lì dentro. Nella notte il vento cala e alle 6 partiamo. In breve raggiungiamo il colle dove parte lo spigole e in poche ore superiamo la prima parte della via. La parte in mezzo, che sembrava facile, è invece delicata per la difficoltà di trovare la via fra le torri e le creste di neve.

I risalti di roccia più ripidi con gli scarponi e zaino diventano molto impegnativi, ma raggiungiamo il muro finale nel primo pomeriggio. Ci sono due fessure larghe in cui corre acqua e una terza meno larga e in parte asciutta, partiamo in scarpette dalla cengia e con un bel runout iniziale arriviamo sotto l’ultimo tiro, alle due del pomeriggio siamo in cima. La montagna, secondo le nostre misure, dovrebbe essere alta poco meno di 2000 metri, l’abbiamo chiamata Cerro Mangiafuoco. La via si chiama “L’appel du vide”, 6c M4, 400 metri dal colle alla cima». 

Dopo la salita l’avventura di Schiera e Marazzi non si è certo conclusa. Il rientro, con il lungo tratto di discesa con i canotti fra le rapide del torrente della Valle Soler, ha riservato ancora emozioni e momenti di incertezza, ma con due giorni di cammino e navigazione i nostri hanno infine raggiunto il lago Bertrand dove hanno atteso il passaggio in barca che li ha riportati al villaggio.