Robbiate, i difensori della Sacra Sindone sognano un museo in paese

L’idea è di valorizzare la copia realizzata dall’esperto scomparso

INSIEME Da sinistra Francesco Barbesino, Gianni Bassani Sergio Porta, Bruno Barberis e Alessandro Piana

INSIEME Da sinistra Francesco Barbesino, Gianni Bassani Sergio Porta, Bruno Barberis e Alessandro Piana

Robbiate, 18 luglio 2018 - La Sindone in mostra a Robbiate. Nella chiesetta di Sant’Enrico della Sernovella è stato allestito una sorta di museo della Sacra Sindone, il lenzuolo in cui, secondo tradizione, sarebbe stato avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione e su cui sarebbe stata impressa la sua immagine. Nella chiesina non si trova la reliquia originale, custodita nel Duomo di Torino, ma una copia a grandezza naturale stampata su un lenzuolo. L’aveva realizzata a scopo divulgativo il robbiatese Mario Moroni, scomparso il 31 marzo 2017 all’età di 84 anni, uno dei più autorevoli studiosi del controverso argomento.

Nella piccola chiesa sono esposte pure riproduzioni di oggetti connessi alla Sindone e alla Passione, come i chiodi della croce, la corona di spine e i flagelli utilizzati dai centurioni romani per torturare e fustigare Gesù prima di condurlo al patibolo sul Golgota, il tutto descritto e spiegato con pannelli informativi ed esplicativi. A raccogliere l’eredità del compianto studioso brianzolo sono stati i suoi collaboratori e amici del Gruppo di ricerca sulla Sindone con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio di conoscenze acquisito e di renderlo fruibile a chiunque. «La chiesa di Sant’Enrico di Robbiate, attualmente visitabile solo un giorno all’anno in occasione della ricorrenza del patrono, diventerà sede permanente di quella che era una mostra itinerante – spiega Alessandro Piana, 42 anni di Monza, presidente del Gruppo di ricerca sulla Sindone -. Sono disponibili il telo a grandezza naturale appunto, due riproduzioni fotografiche in negativo, gli oggetti che ricordano la passione e alcuni pannelli. Attualmente stiamo organizzando la gestione per garantirne l’apertura al pubblico e per inserire la mostra negli itinerari turistici della zona affinché diventi un luogo dedicato alla Sindone di riferimento».

«Lintenzione è pure quella di promuovere incontri, convegni e seminari con relatori qualificati con cui collaboriamo, tra i quali il sindonologo professore Bruno Barberis, presidente del Centro internazionale di sindonologia di Torino». L’iniziativa è di pressante attualità, specialmente dopo le ultime uscite dei ricercatori del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, secondo cui la metà delle macchie di sangue sula Sindone sarebbero false. «Esistono studi indipendenti da parte di chi ha avuto modo di analizzare direttamente la Sindone e raccoglierne i reperti che dimostrano inequivocabilmente il contrario», smentisce però tali conclusioni Alessandro Piana, che è convinto, come molti scienziati, che la Sindone risale al primo secolo.

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