Retesalute, accuse all’ex impiegata: "Non era una dirigente"

Gli avvocati di Anna Ronchi contestano l’ipotesi di reato di false comunicazioni sociali

Colpo di scena sull’inchiesta Retesalute, in cui è indagata l’ex impiegata Anna Ronchi, 41 anni, per presunte false comunicazioni sociali. La Procura di Lecco ha chiesto il rinvio a giudizio, ieri all’udienza davanti al Gup Nora Lisa Passoni i suoi legali, Antonino De Benedetti, Franco Domini e Paolo Camporini, hanno sollevato una questione: i reati di cui è accusata sono contestati di solito a dirigenti e membri del consiglio di amministrazione mentre lei, da impiegata amministrativa, svolgeva un ruolo meramente esecutore.

Anna Ronchi ha ricoperto il ruolo nell’Azienda speciale negli anni in cui Retesalute ha registrato un disavanzo di 4 milioni. L’impiegata avrebbe contabilizzato come costi e ricavi, importi privi di rilevanza economica. All’ex impiegata di Retesalute vengono contestati due “storni“ dei costi effettuati il 30 giugno 2017, il primo 237mila euro e il secondo di 194mila verso il fornitore Consolida; poi, con artifici economico-finanziari, sarebbe riuscita a far quadrare il bilancio. I suoi legali hanno sostenuto davanti al Gup che la responsabilità non è dell’ex impiegata, che riceveva ordini, ma eventualmente di dirigenti o membri del Cda che hanno approvato il bilancio. La richiesta dei legali è stata presa in considerazione dal giudice che ha aggiornato l’udienza a ottobre.

Angelo Panzeri