Lecco, rapine sui treni: condannato a otto anni

Faceva parte di una gang che aveva nel mirino giovani minacciati e derubati dei cellulari lungo la linea Lecco-Milano

Controlli sulla ferrovia

Controlli sulla ferrovia

Lecco, 14 giugno 2019 - Colpevole. Sono stati inflitti dai giudici del tribunale di Lecco 8 anni a Tindaro Mazza, 27 anni, originario di Catania, accusato di tentate rapine sui treni. Secondo l’accusa il 27enne, arrestato a fine novembre 2017 e ora ai domiciliari, era il palo della gang che colpiva passeggeri isolati, prevalentemente minorenni, sui treni della Milano-Lecco. Il gruppo, coltello alla gola, in certi casi anche una pistola, si impossessavano di cellulari, Pc e portafogli. La gang - smascherata in un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Vimercate, in collaborazione con i militari di Merate e gli agenti della Polfer di Monza e Lecco - operava nelle ore serali. Tre gli episodi violenti, ricostruiti in aula durante il processo dalle vittime e dagli inquirenti, tutti consumati su un regionale della linea Milano-Lecco.

Due - gli ultimi - prima dell’arresto la sera del 20 novembre 2017. Il sistema di videosorveglianza della stazione di Monza ha immortalato Tindaro Mazza mentre sale in treno, quello di Calolziocorte mentre scende con i due amici. Le celle agganciate dal suo telefono danno ulteriore riscontro alle immagini. Durante i 30 minuti del tragitto in treno, due assalti. Il primo ai danni di un ragazzo dal sangue veramente freddo: pur essendo stato minacciato prima con un coltellino poi con una pistola, infatti, è riuscito a non mollare ai tre sconosciuti né il cellulare né il portafogli.

Il secondo nei confronti di un lecchese ancor più scaltro: circondato tra gli scali di Airuno e Calolziocorte, ha acconsentito a cedere le cuffie e il portafogli vuoto dopo aver chiesto di trattenere i documenti per poi rifiutarsi di consegnare la fede. Il Pm Giulia Angeleri ha ricostruito tutte le circostanze, sostenendo «Mazza era il palo, tutte le vittime lo ricordano perfettamente e lo hanno riconosciuto nelle foto mostrate loro» e chiedendo 9 anni di pena. Il difensore, l’avvocatessa Manoela Stucchi, ha chiesto l’assoluzione per non avere prove certe. Il collegio giudicante, presieduto da Enrico Manzi, a latere Nora Lisa Passoni e Martina Beggio, ha inflitto 8 anni, 2.100 euro di multa, provvisionale di 10mila euro per le vittime e il pagamento delle spese processuali. La sentenza sarà depositata entro 90 giorni.