Lecco pronto soccorso, mancano lettini e coperte. Il paziente porta il materasso da casa

Situazione di emergenza, una mamma corre in aiuto della figlia in preda alle coliche

Il pronto soccorso del Manzoni di Lecco (Archivio)

Il pronto soccorso del Manzoni di Lecco (Archivio)

Lecco - Mancano letti e barelle in Pronto soccorso a Lecco, i pazienti devono portarsi da casa il materasso da giardino e la coperta. L’altro giorno la mamma di una giovane di 31 anni ha dovuto correre a casa per recuperare e portare alla figlia in preda alle coliche alcuni materassini, di quelli delle sdraio da giardino, in modo da permetterle di stendersi almeno sulle sedie della sala d’aspetto trasformate in lettiga di fortuna. Le ha portato una copertina per coprirsi. "Mia figlia era in attesa da 4 ore con 40 di febbre e dolori fortissimi – racconta Patrizia Gazzoni, mamma della 31enne -. Non poteva nemmeno sdraiarsi perché, mi è stato spiegato, non c’erano né letti né barelle liberi disponibili. Lei non ne poteva più. Io le ho provate le coliche e le credo. Per permetterle di sdraiarsi sulle sedie della sala d’attesa le ho portato da casa i materassini delle sdraio del giardino e una copertina".

La mamma conosce come funzionano le cose in ospedale, è un’infermiera professionale in pensione di lungo corso e ha lavorato prima in Terapia intensiva neonatale all’ospedale Manzoni di Lecco e poi in Psichiatria territoriale oltre che al Cps; non vuole puntare il dito contro medici, né gli ex colleghi infermieri e gli altri operatori sanitari, che obiettivamente non sapevano più "dove girarsi". "Immagino siano arrivati tanti pazienti e tanti casi urgenti da gestire e che il tempo di attesa non sia imputabile a nessuno", commenta.

Dalla direzione ospedaliera confermano che sia domenica sia lunedì in Pronto soccorso hanno dovuto occuparsi di molti pazienti complessi. Ieri per fronteggiare l’emergenza in Pronto soccorso è stato richiamato in servizio di rinforzo un medico reperibile che era di riposo. Sono giunte molte segnalazioni su situazioni analoghe. "La qualità dell’attesa però non si può tollerare – prosegue la mamma della 31enne -. La sensazione è sempre quella che siamo trattati come numeri e non come persone che hanno dei bisogni". Solo dopo le rimostranze risolute della madre, la paziente è stata ricoverata in osservazione per essere sottoposta agli accertamenti e valutare l’eventuale trasferimento in un reparto di degenza.