Di corsa e più forti dell’alluvione, Premana si rialza col Giir di Mont

Dopo il disastro del 12 giugno è tornata la maratona tra i monti

Giir di Mont

Giir di Mont

Premana (Lecco), 29 luglio 2019  – Più forti degli anni che passano. Più forti delle critiche di quanti (atleti e non) hanno storto il naso di fronte alla decisione (sofferta) degli organizzatori di ridimensionare di molto il tradizionale tracciato di 32 chilometri del Giir di Mont – tra le più blasonate gare di corsa in montagna del panorama internazionale – che si è sempre sviluppato tra i dodici alpeggi. Più forti dell’ondata di maltempo che il 12 giugno ha messo in ginocchio un paese e i suoi abitanti, un mix esplosivo di acqua e fango che ha provocato danni per milioni di euro e una trentina di sfollati.

Più forti anche di una vigilia di pioggia e un meteo che non prometteva nulla di buono, insieme alla ferale notizia della morte di una 45enne atleta norvegese colpita da un fulmine in quota mentre gareggiava in una Maratona di Skyrace in Trentino, a conferma che quando la natura picchia duro non si scherza e la sicurezza degli atleti va sempre al primo posto.

Premana, piccolo comune lecchese arroccato nella Valvarrone, però non si è piegato di fronte agli ostacoli, ha fatto quadrato e ha rialzato la testa consegnando alla storia un’edizione del Giir di Mont, la 27esima, che premia la caparbietà e la coesione di una comunità capace di organizzare un evento che comunque ha regalato spettacolo ed emozioni. Come quelle che trasmette lo speaker all’arrivo di Matteo Berera, tra gli sfollati del giugno scorso.

«Sono stato fuori da casa per 29 giorni», racconta Matteo, 26 anni e già alla guida dell’azienda di famiglia che produce forbici. «Dopo i disastri di quel giorno, pensavo davvero che la gara non si potesse nemmeno correre. E invece Premana si è rialzata e tutti si sono dati da fare per garantire il Giir di Mont, proprio come era successo il 12 giugno scorso quando, mezz’ora dopo l’alluvione, una cinquantina di persone si era presentata a casa aiutandomi a liberare i locali dal fango».

Perché il Giir di Mont è parte del dna di Premana, proprio come la processione del Corpus domini per le viuzze del paese e la lavorazione di forbici e coltelli, che in questo borgo si perde nella notte dei tempi tanto che la Repubblica di Venezia faceva produrre qui i rostri delle sue gondole. Il cuore ha vinto ed è stato più forte «di un’annata oggettivamente sfortunata», ammette il sindaco Elide Codega che il giorno dell’alluvione aveva dovuto evacuare tutte le aziende della zona industriale minacciate dalla piena del Varrone.

E i problemi non sono ancora finiti. «Da parte nostra pensiamo di essere stati onesti con tutto il paese – spiega Filippo Fazzini, da anni a capo dell’organizzazione del Giir di Mont –, tanto che all’indomani dell’alluvione avevamo pensato di lasciar perdere. Poi con il passare dei giorni abbiamo cominciato a pensare a un possibile piano B e se oggi il Giir di Mont si è potuto correre, lo dobbiamo ai volontari e allo spirito della nostra comunità che oggi è più orgogliosa che mai».