Paderno, relazione choc: "Il ponte San Michele stava per crollare"

Lo hanno confermato i vertici di Ferrovie nell’incontro a Roma con il ministro delle Infrastrutture Toninelli

Il ponte: le parti in rosso quelle più usurate

Il ponte: le parti in rosso quelle più usurate

Padermo d'Adda (Lecco), 10 ottobre 2018 - Il ponte San Michele tra Paderno d’Adda e Calusco rischia di collassare sotto il suo stesso peso di quasi tremila tonnellate. La parte più a rischio è l’arcata che poggia sulla sponda bergamasca. Per questo è stato chiuso completamente al transito: la storica infrastruttura, complici i 130 anni di età e le vibrazioni di quasi un secolo e mezzo tra passaggio di treni e auto, non è in grado di sopportare ulteriori carichi e il pericolo di un cedimento improvviso e imminente è più che concreto.

Lo hanno spiegato ieri mattina l’ad del gruppo Fs italiane Gianfranco Battisti e Maurizio Gentile, Ceo di Rfi, l’ente proprietario del viadotto, durante un incontro al ministero delle Infrastrutture a cui ha partecipato lo stesso ministro Danilo Toninelli. Alla riunione sono stati invitati pure i sindaci di Paderno Renzo Rotta e Michele Pellegrini di Calusco, i rappresentanti delle amministrazioni provinciali di Lecco e Bergamo, i parlamentari dei due territori, tra cui il deputato dem Gian Mario Fragomeli a cui si deve lo stanziamento di 20 milioni di euro per il restyling e il consolidamento del San Michele e l’assessore regionale ai Trasporti Claudia Maria Terzi. L’obiettivo è quello di riaprire il ponte almeno a pedoni e ciclisti entro la primavera.

«Il progetto definitivo, già pronto, è stato trasmesso ai funzionari degli enti competenti per le autorizzazioni, a seguito delle quali sarà possibile iniziare primi interventi sulla carreggiata stradale e la cantierizzazione – annunciato i vertici di Fs -. Questa fase, della durata di cinque mesi, consentirà la riapertura del solo traffico ciclopedonale entro la prossima primavera». Parallelamente, per fine 2018, sarà bandita la gara per l’affidamento dei lavori specialistici che prevedono la sostituzione di tutti gli elementi metallici che non assolvono più la loro funzione strutturale. Per il secondo lotto di intervento si stima occorrano altri cinque mesi tra permessi e iter burocratici e più di un anno e mezzo per i lavori veri e propri. «Stiamo valutando inoltre la fattibilità di un’alternativa, come un ponte provvisorio in metallo e la sua convenienza», aggiungono da Rfi. L’assessore regionale spinge invece sulla nomina di un commissario, come il Morandi di Genova «Abbiamo ribadito al ministro la necessità di un commissario per contenere al massimo i tempi relativi agli iter autorizzativi e alle altre procedure».

«Come sindaci abbiamo domandato di essere costantemente informati sull’andamento dei lavori», ribadiscono Rotta e Pellegrini. Il prossimo vertice è convocato per martedì prossimo al Pirellone e poi a novembre di nuovo a Roma. Impegni a parte, tempi precisi sull’inizio dei lavori non sono stati forniti e nemmeno sull’approvazione dei progetti e intanto dalla serrata del San Michele sono trascorse quasi quattro settimane senza che sia stato eseguito alcun intervento concreto.