Ponte Morandi di Genova, uno dei progetti per la ricostruzione viene dal Lecchese

Due luoghi accumunati da due tragedie, diverse solo nelle proporzioni ma del tutto simili nelle ferite e nello sdegno che hanno lasciato dietro di sé

Il pool di professionisti e il plastico

Il pool di professionisti e il plastico

Lecco, 14 novembre 2018 - L'hanno chiamato il “Ponte del cuore” forse anche perché Lecco e Genova sono accomunate da due tragedie, diverse solo nelle proporzioni ma del tutto simili nelle ferite e nello sdegno che hanno lasciato dietro di sé. E così non deve stupire troppo se tra le primissime bozze di un nuovo ponte che andasse a sostituire il viadotto del Polcevera crollato il 14 agosto scorso, ci sia quella uscita dalla matita di un ingegnere - Giorgio De Cani - della provincia di Lecco, dove il 28 ottobre 2016 a sbriciolarsi era stata una parte del cavalcavia di Annone Brianza, sulla carreggiata nord della super 36. Quello schizzo messo giù sull’onda emotiva di quei giorni è diventata prima una sfida ora un progetto vero e proprio (tra questi anche quello dell’archistar Renzo Piano, genovese doc) «che abbiamo presentato nei giorni scorsi a Genova allo staff del sindaco Marco Bucci, il sindaco della città portuale nominato dal Governo commissario straordinario alla ricostruzione». A raccontarlo è Danilo Marchetti, ingegnere aerospaziale e tra i professionisti coinvolti da De Cani «in un progetto a più mani che innanzitutto vuole essere un contributo alla ricostruzione nel quale si vuole riaffermare il made in Italy, che non significa solo buona cucina e lusso ma anche il saper fare e il nostro know-how nel campo dell’ingegneria che è rinomato in tutto il mondo».

Orgoglio ingegneristico che ha portato il pool di esperti a utilizzare le tecnologie più innovative «come ad esempio la tecnica con cui abbiamo progettato i piloni in acciaio con all’interno il calcestruzzo - spiega Marchetti -, che peraltro cosente un notevole risparmio nei costi». Tra i professionisti coinvolti nell’avventura dall’ingegner De Cani ci sono anche l’architetto Tiziano Corti e l’ingegnere meccanico Gian Carlo Cerveglieri, consigliere dell’Ordine provinciale, nonché presidente e co-fondatore Energy Engineering srl e WindUp, quest’ultima società che punta sull’eolico per creare energia. Nel team anche l'ingener Oscar Michelini, l'architetto Angelo Terenzio Valentino e Giacomo Furlan, esperto grafico. È proprio questo aspetto che forse è la cifra vera del progetto. «Tutto è partito dalla turbina ad asse verticale che abbiamo sviluppato e il cui primo prototipo, dipinto di rosso, è ancora esposto alla sede cittadina del Politecnico». Da quel prototipo si è preso spunto per inserire nel progetto le turbine come naturale prolungamento dei piloni sopra l’asse viario principale «per dare un effetto estetico all’intero progetto - specifica Marchetti -. Avranno un bassissimo impatto ambientale ma soprattutto potranno produrre centomila kilowatt/ora all’anno». Quelle turbine saranno in tutto 43 e non a caso. «Ci ricorderanno ogni giorno il numero di persone che hanno perso la propria vita in quel crollo».